lunedì 30 giugno 2014

La vetrina dell’anvolt

La vetrina dell’anvolt

Civalleri
La delegata Civalleri con l’assessore alle Politiche Sociali
Ferrari e il presidente del Centro Servizio Volontariato Giaime


Entrare dentro una delegazione dell’anvolt e poter far finta di essere dentro uno studio di registrazione. Passare di fronte a un ufficio dell’associazione e scambiarlo… per la sede di una stazione radiofonica. Sembra pura fantasia o un pensiero delirante ma grazie al progetto realizzato da anvolt Novara questa specie di sogno si è trasformato in una realtà.
La location? Quella tradizionale dell’associazione, nel cuore della città di San Gaudenzio. La radio? Smsradio, una realtà in espansione nel panorama dell’etere che trasmette da ogni luogo e può raggiungere potenzialmente ogni ascoltatore al mondo, grazie a smart – phone, tablet, autoradio o web radio purché connessi a internet. Il resto l’ha reso possibile la fantasia di una delegata anvolt e dei suoi volontari.

L’IDEA
Spesso le iniziative di beneficenza caratterizzate dal successo a grande livello sono lo cosiddette maratone non stop – in genere della durata di 24 ore (una su tutte Telethon) – alle quali partecipano gratuitamente con la loro testimonianza personaggi noti del mondo dello spettacolo. I quali, oltre alla presenza fisica, offrono i loro volti per dare una mano nell’opera di fund raising dedicata alla causa che si è scelta. È su questo canovaccio che la delegata di Novara Stefania Civalleri, insieme con la sua squadra di volontari, è riuscita a dar vita a un’iniziativa senza precedenti nel panorama delle delegazioni dell’associazione.
Ha conosciuto Smsradio grazie a un volontario che in passato si è dato da fare per l’associazione e che ha fatto carriera nel mondo dello spettacolo. Tra le sue varie attività anche quella della radio. «Perché non provare a fare un’iniziativa a favore dell’associazione? » ha proposto Stefania con il suo solito entusiasmo. Detto e fatto, via Gnifetti si è trasformata in qualcosa di completamente diverso dal solito. Tra microfoni e consolle.

UNA VETRINA IDEALE
Dalle ore 19 di venerdì 7 febbraio fino alle 19 di domenica 9 si è quindi svolta a Novara una vera e propria maratona radiofonica in diretta dalla sede novarese dell’associazione, in via Marconi angolo via Marconi. L’iniziativa, organizzata da anvolt Novara in collaborazione con Smsradio e Mya eventi, ha previsto una diretta di 48 ore durante la quale sono intervenuti medici ed esperti che hanno dato vita a talk show sulla prevenzione e la cura dei tumori, parlato di esperienze dirette, intervallati dalla presenza di ospiti di eccezione del mondo dello sport, dello spettacolo, dell’arte, della politica e del volontariato locale. Durante la diretta ci sono stati inoltre collegamenti con le altre sedi anvolt in tutta Italia. È stato anche possibile partecipare a un’asta benefica organizzata per l’occasione che ha visto messe in vendita, per esempio, le magliette da gara del Novara Calcio. Cuore dell’iniziativa è stata la nostra delegata Stefania Civalleri insieme con la sua agguerrita squadra di volontari.

I PROTAGONISTI
Oltre alla nostra delegata di Novara e ai volontari che hanno aiutato nella trasformazione della sede novarese da semplice delegazione a vera e propria stazione radiofonica, ci sono stati altri protagonisti che hanno dato vita al progetto. Primi tra tutti i deejay di Smsradio che si sono dati il cambio durante la lunga maratona radiofonica, tenendo viva la notte novarese.
E poi i protagonisti del mondo politico e sociale che da anni collaborano attivamente con la nostra delegazione. Due su tutti: Augusto Ferrari, assessore alle Politiche sociali del Comune di Novara, e Daniele Giaime, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Novara. «Con le istituzioni collaboriamo proficuamente da tempo» ci racconta la delegata «per questo abbiamo voluto facessero parte di questa iniziativa, sono anche loro in qualche modo la voce dell’associazione. In particolare il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Novara ha sposato fin dall’inizio e con entusiasmo questo progetto ».

L’ASTA BENEFICA
Per raccogliere fondi a favore dell’attività di anvolt Novara sul territorio, come si è detto è andata in scena un’asta benefica organizzata ad hoc per l’occasione, che ha visto coinvolti soprattutto i giocatori del Novara Calcio che hanno donato – per essere messe in vendita – le loro maglie da gioco autografate. «Si è trattato di una presenza importante» ci spiega ancora Stefania «soprattutto per risvegliare quello spirito solidaristico che in passato la città di Novara tirava fuori con generosità ad ogni occasione e che oggi è un po’ venuto meno.
Ci rendiamo conto infatti di come recentemente sia il territorio della provincia il più solidale e quello che garantisce il sostentamento dei nostri servizi. La città è un po’ sonnolenta ed è attraverso iniziative come questa che speriamo di risvegliarne lo spirito».
Per tutte le informazioni relative all’asta benefica, agli ospiti e alle news della maratona benefica è stata creata appositamente (ed era possibile consultarla in diretta) una pagina Facebook ufficiale della manifestazione, https://www.facebook. com/ Sim ply MusicAndShow.
È stato possibile anche ascoltare in diretta la trasmissione, anche attraverso il link della radio smsradio.net.

Augusto Ferrari
Augusto Ferrari

A sostegno del volontariato

Augusto Ferrari, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Novara.
«Il progetto realizzato con Smsradio mi sembra il punto di arrivo di un lavoro di squadra ben organizzato portato avanti dai volontari anvolt. Anche per questo mi è sembrato giusto prendervi parte, per testimoniare l’apprezzamento del Comune di Novara per l’attività di realtà come questa. Trascorro volentieri un po’ del mio tempo alla radio in diretta per parlare di ciò che fate per i cittadini di Novara e provincia, nella lotta contro i tumori. Il modello sociale a cui fare riferimento nell’attività di anvolt poggia su azioni di prevenzione delle condizioni di malattia, su interventi che evitino il formarsi del bisogno in tutte le fasi della vita, riservando un ruolo primario al volontariato. Oggi la parte statale vive una fase delicata e ricca di contraddizioni e mi pare che il welfare sia la parte delle politiche pubbliche che più è stata colpita, dai tagli. Il welfare territoriale per potersi sviluppare in una virtuosa dimensione innovativa ha bisogno di muoversi in autonomia, oltre che di risorse pubbliche».

Daniele Giaime
Daniele Giaime

Il meglio possibile

Daniele Giaime, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Novara.
«Mi fa piacere partecipare a un’iniziativa dell’associazione. Sono stato nominato a dicembre 2012 presidente del centro servizi volontariato della provincia di Novara, dopo essere stato presidente dell’ambulanza del Vergante, e il rapporto con anvolt è stato fin da subito splendido. Attraverso la conoscenza con la delegata Stefania Civalleri abbiamo messo in piedi una serie di iniziative valide per il sostegno del territorio grazie alle idee chiare e alla prontezza di intervento di entrambe le realtà. Questa con Smsradio ne è un esempio lampante, perché innovativa e utile per informare sulle attività dell’associazione in favore della prevenzione oncologica. Penso all’ambulatorio, la cui attività ha il nostro pieno sostegno, o alle campagne di prevenzione. Oggi sono qua, oltre che per dare il mio appoggio ad anvolt, per ribadire anche che il centro servizi per il volontariato di Novara si impegna di continuo per fornire gli strumenti giusti alle associazioni per vivere e lavorare nel miglior modo possibile».

lunedì 23 giugno 2014

Lotta contro il Tabagismo a Roma

 

Lotta contro il Tabagismo a Roma

Nella Città Eterna questo mese va in scena la “Lotta contro il Tabagismo”. I ragazzi vincitori della XIX edizione del nostro concorso saranno ricevuti dal Papa.

Luminita Andreescu
Ing. Luminita Andreescu,
responsabile del progetto
internazionale “Lotta al
Tabagismo”

Che edizione sarà questa del concorso “Lotta al Tabagismo”?
«Siamo alla numero 19 e ci prepariamo a festeggiare, il prossimo anno, le due decine di edizioni. Anche quest’anno i bambini non si sono risparmiati nel loro impegno e in fantasia. Partecipano al concorso gli alunni delle scuole romene, bulgare e macedoni, oltre naturalmente a quelle italiane. Attraverso lavori molto belli che soprattutto dimostrano come abbiano ben recepito il messaggio antifumo».

Come per esempio?
«I bambini curano non solo l’aspetto estetico del loro lavoro ma è sempre presente con chiarezza il messaggio: “fumare le bionde è dannoso per la salute”. Pensate poi che in una scuola di Torino, la Giachino, hanno addirittura completato l’opera scrivendo il testo di una canzone dal titolo “Rap Contro il Fumo”. Ora abbiamo chiesto loro di cantarlo e realizzare un video da pubblicare su YouTube ».

Chi è il vincitore nazionale di questa edizione?
«Un alunno di una scuola elementare di Seveso, vicino a Milano, che ha fatto il lavoro migliore secondo quanto espresso dalla nostra giuria. Insieme ai suoi colleghi stranieri si è aggiudicato una settimana premio a Roma, in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, accompagnato da un genitore».

È prevista anche quest’anno l’udienza dal Santo Padre a San Pietro?
«Certamente, i bambini saranno ricevuti da Papa Francesco nella giornata del 28 maggio e l’evento sarà – come è stato le volte precedenti – qualcosa per loro di assolutamente memorabile».

Avete in programma qualcosa di speciale per i 20 anni del concorso?
«Mi piacerebbe poter dire che allargheremo il concorso e aumenteremo i premi, ma sarà comunque un buon risultato riuscire a mantenere questi numeri e questi standard di qualità».

Suor Carmela
 Suor Carmela



“Un progetto così bello e utile”
UDINE – Suor Carmela, direttrice e insegnante presso l’istituto “Nostra Signora dell’Orto” di Udine:
«Il Concorso “Lotta al tabagismo organizzato dall’anvolt è per me un appuntamento fondamentale dell’anno scolastico, tanto che ogni stagione voglio che sia inserito nei programmi di scuola. Questo perché ritengo che non solo sia un momento divertente e di grande impegno per i bambini, ma porti con sé anche un significato rilevante nella loro educazione sociale. Fumare è sbagliato ed è importante che fin da piccoli lo capiscano. Alcuni di loro poi tentano, anche con successo e attraverso i loro disegni, di far smettere i genitori di fumare.
Anche questa edizione ha visto partecipare tutte le classi della nostra scuola, grazie alla proficua collaborazione con la delegazione friulana di anvolt nella persona della delegata Cristina Morsanutto e dei volontari che ci trasmettono tanto entusiasmo.
Il 31 maggio organizziamo una divertente cerimonia di consegna dei premi ai vincitori. Gli alunni quel giorno si riuniscono e i loro lavori vengono appesi nell’atrio dando vita a una sorta di mostra permanente per alcune settimane.
Grazie ad anvolt per essersi inventata un progetto così bello e utile!».

venerdì 20 giugno 2014

L’emergenza chiama la solidarietà

 

L’emergenza chiama la solidarietà

Una considerazione e una – conseguente – constatazione: la crisi imperversa sulle famiglie italiane e la soluzione più adottata per fronteggiarla e far quadrare i conti del (già esiguo) bilancio familiare, è quella di tirare ancora la cinghia, a discapito dei consumi alimentari e addirittura della salute. Secondo varie indagini, il settore alimentare e quello sanitario sono i più penalizzati dal momento di difficoltà dei consumi e questo diventa un grave problema se influisce negativamente sulla salute della popolazione.
Le famiglie scoprono la possibilità di risparmiare frequentando i supermercati discount e le bancarelle dei mercati, si torna a comprendere che quello che costa di più non sempre è il miglior prodotto. Ma purtroppo emerge che la verdura, la frutta e il pesce subiscono un forte calo nei consumi.
Nella sanità, invece, il costo elevato delle prestazioni e dei farmaci ha creato la tendenza a rimandare le visite, soprattutto quelle specialistiche, e anche le cure a discapito della propria salute. Un ottimo osservatorio di questo processo sono gli ambulatori di prevenzione anvolt, dislocati in varie parti d’Italia, presso i quali la ricerca del risparmio (in quanto l’unica spesa che l’utente ha è di un’offerta libera per coprire in parte le spese vive) ha incrementato la richiesta.
In controtendenza, in questo periodo nero il gioco d’azzardo fa sempre più proseliti, con un aumento dei siti di scommesse, lotterie, giochi e altro che si stima sia arrivato a 2.550 giocate al minuto in Italia. Basti pensare che solo le slot machine, al 15 marzo di quest’anno, erano oltre 411mila.
Purtroppo dobbiamo affrontare una nuova piaga che non è un gioco, ma una vera malattia, una dipendenza come la droga, il fumo e l’alcool; questa malattia colpisce in prevalenza il ceto medio basso, quello già più penalizzato, e questa situazione apporta nuovi disagi nel contesto della vita sociale. Dobbiamo fare dell’altruismo il nostro credo, offrire aiuto alle persone che necessitano di sostegno, solo in questo modo possiamo dire di far parte di una società più umana e più vera.

giovedì 19 giugno 2014

In un decennio potremo battere il tumore

 

In un decennio potremo battere il tumore

Intervista di Marco Infelise al prof. Claudio Eccher
Prof. Claudio Eccher
Prof. Claudio Eccher

Nato a Brunico, il prof. Claudio Eccher si è laureato in Medicina e Chirurgia a Padova. Specializzato in Chirurgia Generale, Chirurgia Urologica, Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, è Direttore della Divisione di Chirurgia Generale con annessa Chirurgia Toracica a Trento. È stato membro del consiglio comunale di Trento e Consigliere della Regione Trentino Alto Adige. Lo abbiamo incontrato a un convegno organizzato da anvolt sul tema “ruolo del volontariato sul territorio”.

Professore, qual è il significato della sua presenza a questo convegno dedicato al ruolo del volontariato nella società?
«La mia presenza ha uno scopo preciso. Voglio testimoniare la attenzione – mia e delle istituzioni che fino a poco fa ho rappresentato – a questo settore della società. Il Trentino è una terra prospera di volontariato e di attenzione alla gente in difficoltà, quindi dobbiamo ringraziare i volontari, in questo caso specifico chi si batte ogni giorno nella lotta contro i tumori. Che, ricordo, parte dalla prevenzione».

Questo è il messaggio che desidera lanciare oggi?
«Sì, ma non solo: per sconfiggere finalmente il cancro è necessaria una marcia in più in generale negli stili di vita. Prima cercando di prevenirlo attraverso uno comportamento quotidiano adeguato; se condo, qualora non si riuscisse in questo intento, allora cercare di scoprirlo per tempo. Oggi la grande novità è infatti la predittività di un tumore».

Vale a dire?
«Significa questo. Prevenire e studiare precocemente il tumore è una cosa molto bella. Ma predirlo, poterlo cioè prevedere attraverso la genomica e lo studio della sua mappa genetica, è qualcosa di più: è ciò che sarà in grado di farci sapere, tra non molto, se ognuno di noi è predisposto o meno per un tipo di tumore. A quel punto potranno scattare meccanismi di prevenzione e diagnosi precoce personalizzati finora impensabili, non fatti come oggi a 360 gradi. Ove si dovesse manifestare, scopriremo il cancro al suo esordio e otterremo risultati splendidi».

Che conclusioni si potranno trarre?
«Basti questo. Al giorno d’oggi sappiamo già che con queste modalità di intervento riusciamo a far sì che il tumore non sia più quella malattia devastante, sinonimo di morte, che tutti pensano sia, ma anzi sia guaribile nel 70- 80% dei casi. E questo è un messaggio molto valido. Le malattie cardiovascolari per esempio oggi causano un numero maggiore di morti rispetto al tumore. Ormai quando vediamo un tumore in fase avanzata e trascurato, questo rappresenta un fallimento della medicina. A questa situazione non dovremmo più arrivare».

Che cosa intende?
«Nella nostra civile Italia dobbiamo arrivare prima di tutto a prevenire il tumore, qualora si manifestasse a curarlo nel suo esordio e soprattutto a curarlo in modo adeguato. E non devastando il paziente. Grazie all’utilizzo della cosiddetta medicina gentile, che consiste nelle cosiddette “quattro p” della medicina: che dev’essere predittiva, preventiva, personalizzata e partecipata. Queste sono le basi attraverso le quali si deve affrontare la malattia al giorno d’oggi».

Esiste nella so cietà la consapevolezza dell’importanza di questi aspetti e quale ruolo può avere il volontariato nel rimarcarla?
«Il volontariato serve per inculcare nella gente il concetto che il tumore è curabile, non è più sinonimo di morte, che se si riesce a prevenirlo e curarlo preventivamente c’è la guarigione. L’esempio più lampante è il tumore della mammella, che scoperto tempestivamente e curato adeguatamente, guarisce nel 90% dei casi. E in modo non devastante, con una chirurgia gentile».
La situazione della lotta ai tumori e del volontariato oncologico in Trentino?
«Siamo all’avanguardia, per esempio nello screening del tumore della mammella tra i primi in Europa, anche se non bisogna cullarsi sugli allori. Certamente l’importante è che un’attività come quella dell’anvolt venga vista con l’ottica della sinergia nell’assistenza ai malati; che non ci sia la contrapposizione tra differenti realtà. Quando l’obiettivo è comune le forze devono unirsi e lavorare all’unisono, valorizzando ognuno la propria peculiarità. È un sistema di rete, attraverso il quale possiamo ottenere risultati ancora migliori».

Un messaggio che oggi desidera mandare ai lettori?
«Abbiate stili di vita adeguati, fate gli screening per una diagnosi precoce e affidatevi con fiducia alle nostre strutture sanitarie perché abbiamo degli ottimi professionisti. Qualora uno venga colpito dal tumore sa che avrà a fianco associazioni come anvolt in grado di stargli accanto sia nelle difficoltà pratiche sia nei momenti di disagio psicologico. Speriamo, tra non molto, di poter dire di aver sconfitto il tumore, il cosiddetto male del secolo. Tutto il mondo – e anche noi – si sta muovendo in questo senso».

Quando avremo il proiettile magico?
«Se posso sbilanciarmi, ci vorranno una decina di anni, viste le premesse che ci sono. La ricerca è notevolmente avanti, ma l’applicazione pratica è lenta. Quando riusciremo a trasferire le conoscenze che derivano da una ricerca all’avanguardia all’applicazione pratica, allora avremo un notevole risultato.


ospedale di trento
L’Ospedale di Trento è il principale complesso ospedaliero della Provincia Autonoma di
Trento e comprende tre strutture: S. Chiara, Villa Igea e Villa Rosa. Il presidio ospedaliero S.Chiara,
eroga prestazioni sanitarie d’urgenza, in regime di ricovero, day hospital e day surgery e prestazioni specialistiche ambulatoriali.

venerdì 16 maggio 2014

5x1000 ad Anvolt

Cinque per mille ad Anvolt

Cari amici, stiamo per entrare nel periodo dedicato alla dichiarazione dei redditi ed è lo spunto per parlare del “Cinque per Mille”. è possibile donare questa percentuale alle attività di anvolt. Sembra una cosa da poco, una semplice crocetta con firma da fare su un documento ma per noi rappresenta una risorsa vitale.
Grazie alla quale riusciamo a garantire la continuità dei servizi che eroghiamo, al tempo stesso mantenendone la qualità. Faccio un esempio concreto per farvi capire cosa rappresenti per anvolt uno strumento del genere. Nell’anno 2010-2011, attraverso il “Cinque per Mille” ci sono arrivati 220.000 euro, utilizzati per l’acquisto di due ecografi, due dermatoscopi, per l’attività di lettura dei Pap-test, la manutenzione dei macchinari a disposizione dell’associazione. E altro ancora. Il mio appello è che anche questa volta molti di voi scelgano anvolt per questo genere di donazione.

giovedì 15 maggio 2014

La lotta al tumore dell'ovaio continua

 

Terapie migliori per il tumore dell’ovaio

L’intervista di Marco Infelise
Roldano Fossati
Roldano Fossati
Roldano Fossati, 59 anni, medico di base a Paderno Dugnano (Mi), ha una specialità in statistica e da sempre ha coltivato un interesse per la ricerca clinica. Stregato dall’oncologia, settore che lui stesso definisce “estremamente interessante”, fin dagli anni Ottanta fa il ricercatore presso l’Istituto Mario Negri di Milano, occupandosi del tumore dell’ovaio. Ama suonare il pianoforte.

Di che cosa si occupa con la sua èquipe?

«Non strettamente di prevenzione, perché nel caso del tumore dell’ovaio purtroppo è molto difficile anche solo parlarne. Così come non sembra realizzabile una realistica diagnosi precoce. È un tumore aggressivo che spesso si presenta in fase avanzata. Il grosso degli sforzi, compresi i nostri, è oggi quindi concentrato sul trattamento della malattia».

In quale modo?

«Attraverso gli studi promossi all’interno del “Mario Negri”, oppure con la collaborazione internazionale con gli altri centri di oncoginecologia sparsi per tutto il mondo, che danno vita a tavoli di discussione di centinaia di ricercatori che – a cadenza semestrale – discutono su nuovi trial, e creano aggregazione per interagire in maniera meno supina con l’industria farmaceutica».

Che cosa hanno dato nel corso del tempo le vostre ricerche e qual è il tema caldo del momento?

«Siamo arrivati a nuovi farmaci, in particolare i cosiddetti antiangiogenesi, in grado di bloccare la formazione di vasi sanguigni che vanno a nutrire le cellule tumorali. Poi esistono altri farmaci biologici, come ad esempio gli inibitori iMac, che possono bloccare delle linee metaboliche che controllano la duplicazione delle cellule del cancro. Si utilizzano anche in altre forme di tumore, ma in quello dell’ovaio, essendo la malattia particolarmente aggressiva, i risultati si vedono abbastanza precocemente. È un buon campo di esercitazione».

I progetti specifici creati all’interno dell’istituto?

«Stiamo sfruttando la grande tradizione portata avanti da Maurizio D’Incalci di studio sulla trabectedina, un chemioterapico di origine marina, e stiamo attivando un grosso studio internazionale dal nome Inovatyon nel quale trattiamo le pazienti con tumore all’ovaio recidivate tra i 6 e 12 mesi dalla fine di una precedente chemioterapia. È uno studio su cui abbiamo investito molto e che ci porta sul palcoscenico internazionale ».

equipe

Con i centri di quali nazioni collaborate?

«Oltre ai centri italiani collaboriamo con la Svizzera, i paesi nordici, la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Spagna e la Gran Bretagna. È faticoso perché i meccanismi della collaborazione non sempre sono lineari, a volte si bloccano per motivi banali, ma grazie anche a Elena Copreni ed Elena Biagioli, i veri motori dei nostri progetti, andiamo avanti con soddisfazione ».

La più grande soddisfazione che le ha dato l’attività di ricerca?

«Cinque anni fa mi ero appassionato a una ricerca nella quale avevamo valutato l’utilità o meno della linfoadenectomia nel tumore dell’ovaio. La linfoadenectomia è un momento chirurgico che impegna circa un’ora e mezza in più rispetto all’intervento classico per questo tipo di tumore, ha una sua morbilità e ci si è sempre chiesti se fosse utile. Da un nostro studio randomizzato veniva fuori che questa pratica, pur suggestiva perché permetteva di controllare ancora meglio il tumore e togliere delle possibili metastasi, non portava vantaggi reali alle pazienti ma le caricava anzi di ulteriori morbilità. Anche se in un certo senso dall’esito negativo, lo studio si traduceva in un risparmio di aggressività nei confronti delle pazienti».

Quali sono le componenti per fare bene il ricercatore?

«È necessario avere passione per combattere ogni giorno contro i problemi più vari, da quelli burocratici alla mancanza di fondi fino alla competizione con studi molto più ricchi economicamente. La motivazione è fondamentale sia al nostro interno sia nei confronti dei clinici. Solo così arriva l’amore verso i dati – per noi fondamentali – e di conseguenza la capacità di trattarli correttamente dal punto di vista metodologico».

Quante persone coinvolge ogni ricerca?

«Quattro o cinque persone su ogni clinical trial e considerate che lavoriamo con un centinaio di centri».

Un messaggio di speranza nella lotta al tumore dell’ovaio?

«Negli anni si è visto un miglioramento costante nella sopravvivenza media di questo genere di pazienti. Se non si può garantire la guarigione, ormai si possono infatti garantire terapie efficaci. Ci auguriamo che ogni paziente possa entrare in uno studio clinico e, in attesa del nuovo Einstein della medicina, è necessario pubblicare anche gli studi negativi che comunque insegnano qualcosa».

Non esistono in definitiva consigli utili per evitarlo?

«Pochi, è uno strano tumore che sfugge alle regole nonostante lo screening. È un tumore infido, asintomatico soprattutto nella prima fase, a differenza di quello della mammella dove si fa oggi addirittura una sovra diagnosi. Per fortuna è considerato un tumore abbastanza raro».

Il suo obiettivo professionale?

«Poter continuare a compiere questi studi se possibile con un sostegno indipendente e fondi nazionali non legati all’industria farmaceutica. È il miraggio di chi fa il nostro lavoro».

Terapie migliori per il tumore dell’ovaio articolo di Marco Infelise

PS: Il “Mario Negri” di Milano è tradizionalmente uno dei poli di ricerca italiani più rinomati

lunedì 12 maggio 2014

Testimonianze di volontariato

Volontariato per dimenticare due ictus

Alessandro Magni, 69 anni, di Milano, pensionato da 11 e volontario anvolt da 2 e mezzo.

Alessandro Magni, 69 anni, di Milano, pensionato da 11 e volontario anvolt
da 2 e mezzo.

Come mai nell’anvolt?

«Mi hanno chiamato a casa per chiedere un contributo e dopo avermi spiegato di cosa si occupa l’associazione, ho risposto: “Non vi darò solamente il mio piccolo aiuto, ma per quello che fate mi offro interamente”. Abbiamo parlato, poi ho cominciato a collaborare insieme a un altro volontario, adesso faccio tutto da solo».

Da quello che ho capito lei era già pronto per fare volontariato.

«Si può dire così. Ho avuto due ictus uno dopo l’altro, per fortuna erano leggeri, ma dopo mi sono sentito un po’ asociale, depresso e isolato. Allora mia moglie e i miei figli mi hanno detto: ma papà, perché non fai un po’ di volontariato per distrarti? Ho parlato con il mio cardiologo, lui era d’accordo e non molto tempo dopo ho ricevuto dall’anvolt questa telefonata “salvezza».

Il volontariato ha aiutato anche lei?

«Sì, perché grazie a questo impegno sono uscito fuori dal mio problema, ho dimenticato gli ictus, ho avuto una ripresa fisica straordinaria e il mio cardiologo mi ha fatto i complimenti».

Ma alla sua età non è meglio godersi la pensione?

«Io ho fatto per tutta la vita il negoziante, mi sono pensionato a 58 anni, ma in questo momento mi sento più giovane di allora, più rilassato, con tanti amici nuovi».

venerdì 9 maggio 2014

La forza ed il sorriso : Elisabetta Galante

Un progetto valido e bellissimo

Elisabetta Galante, counselor, collabora fin dall’ inizio con anvolt Trento per il progetto “La forza e il sorriso”.
Elisabetta Galante


Portiamo avanti “La forza e il sorriso” una mattina al mese, ma aumenteremo il numero delle giornate perché c’è già una lista d’attesa piuttosto lunga. Me ne occupo io insieme a una consulente di bellezza, anche se rispetto al suo il mio è un ruolo secondario, perché mi pongo in una posizione di ascolto e, se qualche donna dovesse avere qualche richiesta particolare o problema, intervengo per tranquillizzarla o parlarne. Ritengo questo un progetto valido, perché si crea immediatamente un clima informale molto bello tanto che alcune delle signore arrivano a togliersi la parrucca spontaneamente.
Si trascorre una mattina diversa, spensierata, con l’obiettivo semplice ma fondamentale di prendersi cura di sé. Le utenti si guardano allo specchio in un modo particolare, si prendono cura della propria pelle. Io già collaboravo con l’anvolt da diversi anni occupandomi del sostegno psicologico ai malati e alle loro famiglie e devo dire che aver aggiunto questo servizio mi riempie di orgoglio. L’attività dell’associazione in città è fondamentale sia nel campo della prevenzione sia in quello del supporto psicologico.

mercoledì 7 maggio 2014

"La forza ed il sorriso": Ivana Ciacco

Ivana Ciacco 

 consulente per il progetto ‘La forza e il sorriso

Ivana Ciacco, trentina, è la consulente di bellezza del progetto “La forza e il sorriso” a Trento

Ivana_Ciacco
«Sono stata contattata dall’anvolt di Trento per questo progetto e mi sono data subito disponibile in maniera volontaria. Da novembre effettuiamo incontri in via Prepositura davvero molto positivi, e le signore che vengono si dimostrano sempre soddisfatte. Si prendono cura di sé, anche se all’inizio sono timorose ma poi si sciolgono e si fanno aiutare. Diamo loro consigli di make-up, su come pulire il viso con il latte detergente o su come ricostruire con la matita le ciglia rovinate dalla chemio.
Sono piccoli accorgimenti a livello estetico, ma davvero di grande importanza per il morale di ognuna di loro. Vanno via di qui molto cariche, fanno un sacco di domande e capita che non abbiano voglia di andarsene. Ci sono anche momenti difficili, è importante la presenza della counselor per garantire la serenità in caso di qualche attimo di sconforto e anche io faccio del mio meglio perché chi viene da noi sia più a suo agio possibile.
Questa è un’esperienza che mi sta arricchendo tanto, mi ha reso consapevole che nessuno è immune dalla malattia e della necessità di vivere al meglio ogni momento, compresa quest’esperienza, gustandomi ogni secondo della vita il più possibile. Si può dire sia un’esperienza che mi ha cambiato l’esistenza così come per le nostre utenti, che chiedono sempre di tornare».

lunedì 5 maggio 2014

La forza ed il sorriso

La forza ed il sorriso


Elisa ZeniUtili consigli e accorgimenti pratici per fronteggiare gli effetti secondari delle terapie anticancro, indicazioni per riconquistare senso di benessere e autostima senza rinunciare alla propria femminilità, avere cura della pelle e affrontare il problema della caduta dei capelli. Il tutto in un’atmosfera rilassata e informale. Questo – e non solo – è il progetto “La forza e il sorriso”, da qualche mese realizzato presso la delegazione anvolt di Trento che, così come altri enti aderenti in tutta Italia, ha deciso di offrire alle pazienti oncologiche un aiuto nella cura di sé.


Ivana Ciacco
Per ricordare loro che quella con la malattia è una battaglia da combattere con tutte le proprie forze, e che la guerra non è persa in partenza. L’iniziativa, patrocinata dall’Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche, si ispira all’esperienza internazionale del programma “Look Good. Feel Better”, nato negli Stati Uniti nel 1989 e diffuso in 26 paesi, tra i quali, appunto, l’Italia dal 2006.

L’INIZIO

Inserire un nuovo servizio nell’attività di una delegazione consolidata può essere rischioso ma a Trento hanno subito pensato di avere in mano una carta giusta. Circa un anno fa, sono venuti quasi per caso a conoscenza di questo progetto e, dopo averne valutato le caratteristiche, hanno pensato immediatamente potesse diventare una cosa utile per l’associazione. Detto e fatto. Ottenuto l’ok dalla direzione di anvolt, si sono messi in contatto con i responsabili italiani dell’iniziativa nata negli Stati Uniti e in pochi mesi la hanno resa possibile per le donne della loro città. Che, a quanto pare, sono ben contente della nuova offerta della loro delegazione, per la quale anvolt non chiede nulla in cambio se non un contributo libero.

IN CHE COSA CONSISTE

«Il programma consiste» ci spiega Elisa Zeni, vice responsabile anvolt di Trento «nella realizzazione di laboratori di bellezza gratuiti destinati a offrire alle donne in cura la presenza di una estetista che le trucchi e dia loro consigli di make up, concedendosi una pausa per la cura del proprio corpo nella quale il pensiero della malattia è lontano». Le partecipanti, in circa due ore e mezza trascorse in una stanza allestita appositamente presso la sede anvolt di via Prepositura 32, vengono guidate a prendersi cura della propria pelle, a scegliere e applicare il trucco adeguato alle loro caratteristiche e a valorizzare il proprio aspetto grazie ai consigli di una esperta consulente di bellezza (volontaria). Accanto a loro è anche garantita la presenza di una counselor per offrire un eventuale supporto psicologico e sostegno alle donne in cura.

L’OBIETTIVO

Lo scopo è quello nobile di far trascorrere del tempo alle pazienti tenendole lontane dai pensieri negativi e aiutarle per quando saranno a casa dando loro indicazioni utili da poter utilizzare in prima persona. «L’esperienza di questi anni» continua Elisa Zeni «e l’ottima risposta ricevuta ora dal progetto confermano come l’attenzione alla paziente anche per i cosiddetti effetti secondari delle terapie oncologiche sia oggi un passo fondamentale verso un recupero non solo fisico ma anche psicologico » . Ecco dunque che l’obiettivo di questi laboratori è, in definitiva, proprio riaccendere il sorriso sui visi di queste donne spesso sole, donando loro una vera e propria marcia in più per riacq u i s t a r e benessere e autostima.

RISULTATI

«Fin dalla conferenza stampa nella quale abbiamo presentato il progetto» dice adesso con orgoglio la responsabile anvolt «ho capito che sarebbe stata un successo». Non solo – ci racconta – per la presenza di molti giornalisti, o per quella di personalità di livello come Luigi Tomio, Direttore reparto radioterapia oncologica – Ospedale Santa Chiara di Trento, Maria Giovanna Santangelo, Direttore Sanitario – Ospedale San Camillo di Trento, o Mariachiara Franzoia, Assessore Politiche sociali e pari opportunità Comune di Trento. «Ma soprattutto per il pubblico presente nella Sala Rosa del palazzo della Regione Trentino» conclude «donne, ma prima di ogni altra cosa pazienti, alle quali si illuminavano gli occhi al solo sentire parlare di questa possibilità. Molte, è vero, la prima volta sono diffidenti. Ma escono dalla nostra delegazione sempre soddisfatte anche grazie alla bravura della nostra estetista e alla rassicurante presenza di una counselor».

I NUMERI

Con un totale di oltre 7.000 partecipanti coinvolte e un attivo di più di 1.500 laboratori di bellezza realizzati, “La forza e il sorriso” vede allargarsi il numero delle partecipanti che si avvicinano al progetto e strutture che ne appoggiano l’iniziativa. Ad anvolt Trento il servizio è attivo da 6 mesi e ha già visto un centinaio di donne entrare nella sede dell’associzione dubbiose e uscirne rinfrancate e con una maggiore stima di sé. Dal canto loro, anche le aziende cosmetiche credono in questo progetto e confermano l’impegno di quell’industria nel mostrare la funzione sociale della bellezza. Al momento sono 19 le aziende che supportano “La forza e il sorriso” con ben 25 marchi.

venerdì 2 maggio 2014

Una testimonianza: Brigitta Boccoli

La testimonianza di Brigitta Boccoli

Brigitta Boccoli, soubrette e attrice.

Brigitta Boccoli
«Nella vita la passione per ciò che fai è davvero importante, rappresenta ciò che ti guida e così è stato per me nel corso della mia, ormai lunga, carriera. L’aspetto che mi affascina particolarmente del mondo del volontariato è proprio la passione che guida le azioni delle persone che ne fanno parte, che hanno tutta la mia stima e dedicano il proprio tempo a chi è in difficoltà. Non è facile decidere di dare un po’ di se stessi a gli altri, soprattutto in un periodo di egoismo imperante come questo. I malati di cancro, per esempio, hanno bisogno di questo dono. Dal canto mio appena riesco, dedico alla beneficenza tutte le attenzioni che si merita».

mercoledì 30 aprile 2014

2014: prospettive sulla sanità

 

2014:

 prospettive sulla sanità

L’approvazione del Documento di economia e finanza (Def) per il 2014 ha aperto nuovi e innovativi scenari per molti ambiti economici del Paese, da molti accolti con favore, ma altrettanto criticati da altra parte dei cittadini.
Uno tra gli aspetti più rilevanti appare essere quello relativo ai tagli ai costi delle pubbliche amministrazioni, a partire dalla riduzione delle spese, passando per la soppressione degli enti ormai inutili, fino alla previsione di un tetto massimo per gli stipendi di manager e dirigenti. Per quanto riguarda un settore importante e vitale come la sanità – di solito “colpito” pesantemente – il Governo ha dichiarato che non vi saranno “tagli lineari”, ma è previsto al contrario un aumento nel tempo delle risorse ad esso destinate, poiché a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione è destinato ad ampliarsi il fronte dei bisogni cui rispondere.
Vi è tuttavia un’incognita, costituita dalla previsione di riduzione della spesa farmaceutica – nell’ordine di 10 miliardi di Euro – che il Governo a precisato non sarà propriamente un “taglio”, bensì costituirà unicamente un “risparmio”. Non si conosce ancora come verrà concretamente realizzato tale risparmio e quali ricadute avrà per il cittadino sulla effettività del proprio diritto alla salute, ma appare probabile che la contrazione delle disponibilità attuali non potrà essere indolore.
Il Documento di economia e finanza ha sollevato prevedibili reazioni, in particolare dalle associazioni di categoria dei medici e dirigenti sanitari, i quali vedono soprattutto nei provvedimenti sul taglio degli stipendi l’avvio di un progressivo impoverimento della qualità e della professionalità degli operatori sanitari, con conseguente degrado della qualità delle cure per i cittadini.
Come sempre, bisognerà attendere l’effettiva applicazione del Def per comprendere la reale portata degli interventi pianificati e la loro efficacia nel risollevare una situazione economica che ormai da lungo tempo sta mettendo in ginocchio i cittadini, soprattutto le fasce più deboli quali gli anziani ed i malati.

Il sole di Anvolt

Il sole dell’anvolt ha l’energia giusta

Alessandro (Volontario Anvolt) e Tiziana Bolgiani (assistita)

Alessandro (Volontario Anvolt) e Tiziana Bolgiani (assistita)

«Date un po’ di allegria a questo articolo così ridiamo un po’ e spaventiamo la malattia!».
È con questa raccomandazione che Tiziana ci saluta sulla soglia della sua casa nel quartiere Famagosta di Milano. Non che non ci siamo divertiti durante il nostro incontro. Di buon umore, solare e forse anche felice di averci ospiti, Tiziana ha trasformato l’ora passata insieme in una serie di risate. La più sonora delle quali c’è stata quando lei ha raccontato la sua avventura nel supermercato con il nostro volontario Alessandro: avevano caricato il carrello con la spesa e una delle rotelle si è rotta per l’eccessivo peso.
Allora un commesso ha portato non uno, ma due carrelli per mettere la merce dentro, per poterli spingere più facilmente fino alla macchina e soprattutto lasciarli interi. Abbiamo riso tanto anche quando Tiziana ha descritto le facce stupite delle parrucchiere del salone di bellezza sotto casa, dove l’aveva portata la nostra Katia, quando lei ha richiesto una acconciatura tipo Lady Gaga. Può sembrare anche un pò crudele, però non eravamo per niente tristi neanche quando la signora ci ha raccontato che il tumore le ha “staccato” mezzo seno.
Lo ha detto con un tono spensierato, come se l’avesse punta una zanzara. E cosi che Tiziana combatte la brutta malattia che l’ha colpita quattro anni fa. Prendendola in giro. Cioè mostrandole che può riderci sopra, che è più forte lei e che la vincitrice – nello scontro durissimo – alla fine, almeno moralmente, sarà lei. Non che non abbia pianto, perché per un po’ di tempo le lacrime sono sgorgate giorno e notte. Ma non perché era rattristata dai bombardamenti di chemio o dalle notizie di eventuali metastasi alle ossa. Era sola, senza marito e figli, e una sua carissima amica la portava all’ospedale, le faceva compagnia e ogni tanto giravano per Milano in macchina. Ma all’improvviso questa sua amica si è ammalata gravemente di cuore ed è stata portata in ospedale. Tiziana ha avuto sempre accanto a sé le sue zie e i suoi nipoti, che non le hanno fatto mancare mai niente e l’hanno sempre aiutata. Purtroppo però non poteva permettersi di impegnarli per accompagnarla all’ospedale per le cure quotidiane o per le analisi.
Tiziana Bogliani (assistita da Anvolt)

Così ha cominciato a muoversi in taxi, ma a parte il costo elevato di questo trasporto, l’autista non poteva mai accompagnarla dentro l’ospedale, aspettarla, farle compagnia. Allora la figlia della sua amica malata di cuore si è messa a cercare sul computer un’associazione di volontariato che potesse risolverle il problema. Ne ha trovate subito due o tre pronte ad aiutarla, però potevano assicurare più o meno solo un “servizio taxi” vale a dire un trasporto, ma senza accompagnamento.
Ma come poteva lei muoversi dentro l’ospedale con le sue ossa malandate? Alla fine, quasi un anno fa, Tiziana è arrivata ad anvolt. “«Ho chiamato e mi ha risposto una voce femminile carismatica, piena di energia, ti ricaricava subito » si ricorda oggi la signora. «Non l’avevo mai vista» aggiunge «ma mi sono detta “questa è una donna per bene». È stata la nostra Imma al telefono che le ha detto di non preoccuparsi e le ha promesso un buon servizio.« E così è stato » continua Tiziana: «Alessandro e i suoi colleghi dell’anvolt sono puntualissimi, sempre gentili, non si sono mai lamentati, mi diverto un sacco con loro».
Poi ha conosciuto di persona Imma, Katia e tanti altri volontari dell’associazione che l’hanno fatta sentire anche in quell’occasione «più che accolta, accettata col cuore». «E questa è una cosa bellissima » dice vantandosi del fatto che adesso ha più amici di tante persone in ottima salute. Poi, prima di augurarci tante risate per il futuro, Tiziana tira fuori una immagine che ci colpisce veramente: «Ho trovato il “sole di anvolt”, l’energia giusta, quella che ti scalda senza bruciare».
Ringraziamo, cercando di nascondere i nostri occhi un po’ umidi. R/M

martedì 29 aprile 2014

Quattro notizie per stuzzicarvi un po'

 

Gli occhi dei bambini che svelano il tumore

Su PloS ONE è stata recentemente pubblicata una ricerca del professor Bryan Shaw della Baylor University che trattava del cosiddetto riflesso rosso.
Questo non è altri che la colorazione della pupilla dilatata dopo la stimolazione luminosa per la verifica di eventuali patologie oculari. La scoperta permette di effettuare un test senza bisogno di gocce oftalmiche o altre strumentazioni, ma solo tramite una macchina fotografica digitale con il flash. Ciò ha fatto guadagnare alla storia di Bryan Shaw la pubblicazione sulle prestigiose riviste Popular Science e Usa Today.
Fonte: PloS One

La metastasi da melanoma può essere favorita dal sole

Un team di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele coordinato da Marco E. Bianchi scopriva, dodici anni fa, che le cellule quando muoiono rilasciano la proteina HMGB 1. Soprannominata “allarmina”, questa proteina è un segnale che in caso di cellule morte o stressate avverte il sistema immunitario.
Questa scoperta ha reso possibile una ricerca condotta da un’equipe di ricercatori tedeschi in collaborazione con il San Raffaele che dimostra come l’eccessiva esposizione solare possa causare la formazione di metastasi da melanoma. La scoperta ha portato alla luce il seguente meccanismo: la pelle esposta in maniera eccessiva alla luce del sole si arrossa e le cellule rilasciano l’allarmina che richiama i neutrofili, globuli bianchi col compito di fronteggiare l’insorgere di infezioni. L’intervento dei neutrofili può causare danni da “fuoco amico”.
Nel caso in cui sia presente un melanoma, viene rilasciata l’allarmina anche dalle sue cellule. Richiamati quindi altri neutrofili che liberano altre molecole, tra cui il “tumor necrosis factor” o TNF che induce le cellule del melanoma a disseminarsi producendo così metastasi. Le metastasi del melanoma invadono frequentemente i linfonodi vicini, ma possono arrivare anche in organi distanti.
Fonte: Nature

Fare sport riduce il rischio del tumore al seno

L’attività fisica regolare aiuta a prevenire il cancro al seno a qualunque età si inizi e indipendentemente dal proprio peso. A sostenerlo è una ricerca che ha messo insieme studi condotti su oltre 4 milioni di donne e i cui risultati sono stati presentati al 9th European Breast Cancer Conference (EBCC-9) a Glasgow. I ricercatori hanno visto che rispetto alle donne più sedentarie, quelle più attive hanno un rischio di ammalarsi di cancro al seno del 12% inferiore e che questo ‘beneficio’ si registra in tutte le donne, a prescindere anche dal peso.
Fonte: La Repubblica

Nasce la carta dei diritti UE per i tumori


La Carta Europea dei diritti del Malato di Cancro, presentata a Strasburgo, è, secondo le parole di Francesco de Lorenzo (Presidente dell’European Cancer Patient Coalition ) “Uno statuto del paziente che punta a risolvere le diseguaglianze che le persone affette da neoplasie affrontano ogni giorno in Europa, principalmente legate a status socioeconomico, età anagrafica, accesso a cure di qualità e mancanza di un Piano oncologico nazionale”. Il documento presentato è stato realizzato grazie ad una forte alleanza tra associazioni di pazienti, esperti di ricerca, innovazione e advocacy del “pianeta cancro” con il sostegno dell’Associazione degli Europarlamentari contro il Cancro.
La Carta è una vera e propria chiamata alle armi delle istituzioni europee e nazionali per un impegno concreto nell’affrontare l’epidemia di cancro che colpisce l’Europa.
Fonte: MolecularLab.it

lunedì 31 marzo 2014

Anvolt: 30 anni di solidarietà e successi

30 anni di Anvolt

30 anni di Anvolt

Parlare della storia di anvolt è come raccontare la vicenda di una grande famiglia perché è questo il termine che, meglio di altri, riassume il clima che da sempre ha contraddistinto l’attività dell’associazione. Anvolt è oggi, ed è stata in passato, una famiglia composta nel corso del tempo da un numero sempre maggiore di volontari, che opera nel campo del sociale con lo stesso spirito solidaristico che caratterizza un gruppo di persone legate da una parentela. Famiglia – quindi – è un termine che spiega alla perfezione gli inizi dell’associazione, il perché stesso sia stata creata e con quale scopi sia stata portata avanti.
Ecco come tutto è iniziato. Era il 1984 e alcuni di noi vivevano sulla propria pelle la triste vicenda del cancro. Ci si trovava insieme ad altre persone – e appunto ai loro parenti – nei corridoi dell’ospedale Niguarda di Milano, nel reparto di Radioterapia, alle prese con i problemi comuni che ci affliggevano. Alle difficoltà già di per sé portate dalla malattia si aggiungevano (per tutti, nessuno escluso) problemi pratici pressoché insormontabili.
Come far fronte all’esigenza di assistenza che i malati avevano quando non era la struttura pubblica a poterla soddisfare? Come conciliare la necessità di trasporti in ospedale per le cure dei propri parenti con le personali quotidiane esigenze lavorative, possibilmente evitando di spendere un patrimonio in taxi o trasporti privati? Ci si confrontava con i parenti degli altri malati arrovellandosi in cerca di una soluzione quando ci è venuto in mente di trovarcela da soli, creando una struttura no profit in grado di prendersi in carico un progetto del genere.
Un obiettivo enorme, certo, ma anche dal grande fascino e valore umano. Per questo siamo partiti con così grande impegno. Ci siamo rimboccati le maniche abbiamo creato una onlus circondandoci di tutte le persone che avevano la nostra stessa passione e le nostre medesime necessità, un’organizzazione di persone che, attraverso mezzi di trasporto propri e l’utilizzo del proprio tempo libero, si occupasse di chi era malato di cancro aveva bisogno di una mano. In breve ci siamo resi conto che un’organizzazione del genere non poteva basarsi solo sulle risorse personali ma aveva bisogno di fondi.
Per questo la via più funzionale al nostro operato che abbiamo pensato di utlizzare una metodologia di fund raising, vale a dire una raccolta fondi che ancora oggi – per la maggior parte – permette il sostentamento di tutte le attività dell’associazione. Abbiamo creato una squadra di volontari che chiamassero aziende e privati i cittadini per spiegare il progetto di Anvolt (questo il nome scelto) chiedendo in cambio una piccola offerta per sostenerlo. Con la garanzia – come è sempre stato – che ogni risorsa sarebbe stata utilizzata per le attività di sostegno ai malati di tumore, non per altro, all’insegna della trasparenza. Nella maggior parte dei casi abbiamo trovato una porta aperta e il sostegno dei nostri interlocutori. Non posso negare, ed è così ancora oggi, che qualcuno storca il naso al sentire che questo è il nostro metodo di raccolta fondi e in alcuni casi abbiamo ricevuto critiche anche gravi, ma difendo questo metodo perché nella vita la trasparenza è tutto e la solidarietà non ha strumenti migliori o peggiori per venire messa in atto.
La raccolta fondi telefonica è stata fin dagli esordi la più funzionale al progetto e proteggiamo a denti stretti questa scelta fatta ormai trent’anni fa con lo spirito di chi aveva a cuore la propria famiglia. Racconto questo perché per me oggi – a trent’anni di distanza da quei momenti – è fondamentale ricordare come alla base dell’attività di anvolt (di ogni sua attività da quel momento in poi) ci siano le esigenze dei cittadini. L’associazione è nata e ha strutturato la sua attività ascoltando le richieste di servizi in ambito oncologico da parte delle persone in difficoltà e cercando di rispondere in maniera positiva alle loro domande.
E così, attraverso assistenza ai malati e trasporti, abbiamo iniziato la nostra attività e capito che qualcosa di grande stava per nascere. Non è trascorso molto tempo che abbiamo compreso come non poteva essere solo Milano il luogo dove era necessario costruire un servizio del genere, ma tutta l’Italia. Abbiamo cominciato a inaugurare le prime delegazioni nel nord est, grazie all’aiuto di alcune persone indimenticabili per noi, come Renzo, volontario che ci ha aiutato a inaugurare la delegazione di Varese, e poi Genova e Torino, scomparso non molto tempo fa proprio per un tumore al polmone. Penso anche a Brusati, uno dei pionieri di anvolt Novara e poi a Filippo Sicilia che ha “aiutato” i natali di anvolt a Vicenza, Verona, Padova, Catanzaro e Catania.
Grazie al loro impegno, e a quello di tante altre persone, i cittadini hanno cominciato a sentir parlare dell’associazione con assiduità e finalmente ovunque, nelle corsie degli ospedali, i parenti in difficoltà hanno iniziato a sentire di un’offerta in più di aiuto. Di un’associazione che tendeva loro una mano. Senza chiedere nulla in cambio a chi necessitava direttamente dei suoi servizi, ma contando solo sulla generosità dei sostenitori. Nel corso degli anni l’attività è cresciuta anche se non è stata tutta rose e fiori, e ribadisco che il dover combattere con un certo tipo di diffidenza è stata una costante delle nostre giornate.
Diffidenza non solo verso chi chiedeva soldi al telefono, ma anche nei confronti di chi aveva la pretesa, secondo alcuni, di sostituirsi all’attività degli ospedali o di certe grandi strutture private che tradizionalmente operano in questo campo di attività. La nostra riposta è sempre stata che noi vogliamo essere una risorsa in più per i cittadini, un valido aiuto alla struttura pubblica con la quale operare in sinergia e un concorrente leale, disinteressato, di chi – da privato – eroga dei servizi simili ai nostri. Lo dico perché è giusto parlare delle difficoltà che abbiamo incontrato in questo lungo cammino e altrettanto corretto descrivere come abbiamo cercato di superarle, sempre nel segno della chiarezza e della trasparenza.
Con il trascorrere del tempo abbiamo compreso poi che era necessario occuparci di un altro aspetto fondamentale nel contrasto dei tumori, forse il più importante di tutti perché in grado di contrastare a priori la patologia. Oltre ai trasporti e all’assistenza abbiamo abbracciato il campo della prevenzione. Era evidente che la soluzione migliore per prevenire il cancro stava nel controllarsi per tempo e con regolarità e abbiamo così deciso di aprire degli ambulatori che effettuassero visite di prevenzione dei tumori femminili in orario post lavorativo. Un orario comodo per le donne che, impegnate in ufficio, non avevano la possibilità di farsi una visita di controllo a causa della mancanza di tempo e delle difficoltà organizzative della vita professionale.
In breve, dopo l’inaugurazione del primo a Vicenza, gli ambulatori hanno registrato un tutto esaurito e sono diventati il vero cuore pulsante della nostra attività. Ne abbiamo aperti in 20 città fino all’ultimo, inaugurato a Predazzo in Trentino. Abbiamo in seguito aggiunto un’altra mattonella. Un aspetto decisivo legato al tema della prevenzione è la lotta al fumo di sigaretta, per contrastare il quale ci siamo inventati un concorso di disegno per bambini, “Lotta al tabagismo”, in cui i bambini delle scuole elementari vengono impegnati nella realizzazione di un disegno su questo tema, potendo aggiudicarsi una settimana premio a Roma insieme ai loro genitori. Siamo giunti alla XIX edizione e il concorso ha allargato di molto il suo raggio d’azione fino a “espatriare” in Bulgaria, Romania, Ucraina, Macedonia, Estonia, Turchia e Moldavia. In Romania siamo stati tra i primi a portare il concetto di volontariato – che in quei luoghi non si conosceva – attraverso progetti di difesa dei bambini colpiti dall’Hiv. Nel frattempo ci siamo legati a personalità del mondo medico che apprezzassero l’operato dell’associazione, in maniera da conquistarci la meritata legittimità a livello scientifico e istituzionale.
Non posso non citare in questo percorso personalità del calibro del dr. Landonio, con il quale abbiamo organizzato i primi progetti di prevenzione, il dr. Pellai, che ha cominciato a collaborare fattivamente con noi nel medesimo ambito, il dr. Suprani, Capitano del Terzo Corpo D’Armata che ci ha aiutato a realizzare uno dei primi convegni internazionali organizzati dall’associazione insieme con la N.A.T.O. Personaggi che, una volta conosciuta, hanno da subito apprezzato anvolt sostenendone l’attività attraverso la loro presenza ai convegni e la consulenza professionale, donandole lustro.
Queste persone insieme ai delegati responsabili degli uffici locali, alcuni dei quali ci accompagnano ormai da molto tempo, sono coloro che hanno permesso la costruzione del castello dalle solide fondamenta in cui “viviamo” oggi. Anche a livello locale infatti abbiamo portato avanti con successo progetti che ci hanno permesso di far nascere e consolidare il rapporto con le istituzioni. Proprio queste ultime ormai ci riconoscono come degli interlocutori affidabili nella gestione di un certo genere di servizi sociali. Penso a progetti come “Trent’anni di Solit’Udine” nella città friulana o alle iniziative messe in atto con il CSV (Centro Servizi per il Volontariato) nella città di Novara. Sono solo due semplici esempi del grande mare di iniziative che i delegati anvolt portano avanti con successo da tempo in tutta Italia.
Oggi che compiam o trent’anni, e nonostante le difficoltà cresciamo attraverso l’inauguraz ione della delegazione di Parma, non posso far altro che ringraziare tutti i membri della nostra serena famiglia allargata. Penso ai sostenitori e ai volontari, a quelli di antica data e a quelli nuovi, senza il cui entusiasmo il racconto che avete potuto leggere in queste pagine avrebbe di certo avuto uno svolgimento diverso e meno piacevole. Infine, è giusto anche dare uno sguardo al futuro. Come ho già preannunciato, il 2014 sarà il mio ultimo anno alla presidenza dell’associazione, una carica entusiasmante ma al tempo stesso gravosa di impegni che non me la sento più di affrontare.
So però di lasciare anvolt in buone mani. Nel corso del tempo per esempio una nuova generazione, anche grazie al Servizio Civile, è cresciuta fianco a fianco alla “vecchia guardia”, e ha rinfocolato le fila dei volontari che ogni giorno combattono la pesante battaglia della lotta ai tumori. Diverse idee e spunti di progettazione nel campo della p r e v e n z i o n e sono allo studio per essere realizzati nei prossimi anni, in Italia e all’estero. Il monitoraggio del territorio è costante, in maniera che c e r t a m e n t e presto nuove bandierine con il vessillo dell’associazione spunteranno in luoghi d’Italia dove ancora non siamo presenti. In questo momento di celebrazione – pur velato da un velo di malinconia – mi guardo indietro e vedo trent’anni di battaglie culminate da risultati positivi. Che sono in grado di garantire, per quelli a venire, una serie di soddisfazioni per il mondo anvolt.


di Osvaldo Previato – Presidente anvolt

domenica 30 marzo 2014

Giornata del volontariato



Giornata del Volontariato

Vi ricordiamo, e per chi non lo sapesse prenda questo come un invito,che si terrà il 10 e l'11 Maggio 2014 a Pogliano Milanese per la 3° Giornata del volontariato. Queste giornate sono, per associazioni come noi, delle opportunità uniche per incontrare voi, che ci aiutate, e di conoscere altre realtà attraverso molte altre associazioni simili alla nostra.

EFT

venerdì 28 marzo 2014

Parma anno zero-Flavio Naso

Parma anno zero

Flavio Naso



Flavio Naso è il responsabile marketing e comunicazione di anvolt a Parma. Seguirà i progetti che verranno messi in funzione, in primis le campagne informative riguardanti l’ambulatorio per le visite di prevenzione.
Come è arrivato al ruolo di corresponsabile di anvolt a Parma?
«Ho svolto tutta la mia carriera sempre a contatto con il pubblico, prima come commerciale nelle multinazionali poi aprendo alcuni negozi. Mi è stato proposta la possibilità di collaborare con realizzazione dei banchetti informativi dell’associazione, l’esperienza è stata positiva e infine si è arrivati a questa nuova avventura che per me è una sfida affascinante: mi dà la possibilità di continuare a stare a contatto con il pubblico e, al tempo stesso, di dare una mano alle persone che sono in difficoltà. Cosa che è nel mio Dna».

Per quale motivo?
«Perché anche in passato ho avuto a che fare col mondo del volontariato, l’universo della gente bisognosa e ho subito sentito un profondo legame con questo genere di realtà. Inoltre ho vissuto la tragedia del tumore in famiglia, dal momento che ne è stato colpito il padre di mia moglie e siamo stati al suo capezzale durante il periodo più difficile della malattia. Questa è stata un’esperienza che mi ha segnato e, al tempo stesso, insegnato molte cose».

Cosa per esempio?
«Che non si fa mai abbastanza per godere di ciò che si ha quando si è in salute e che il valore dell’assistenza nei momenti di difficoltà è veramente alto».

Cos’ha in programma per la delegazione anvolt di Parma?
«Per prima cosa un’attività informativa che ci permetta al più presto di diventare una realtà ben conosciuta in città. Il mio obiettivo è che si pronunci il nome anvolt e la gente abbia immediatamente chiaro di che cosa si tratta. In secondo luogo di iniziare al più presto l’attività dell’ambulatorio, chiave fondamentale anche per farci conoscere. I riscontri che abbiamo avuto finora, parlandone con la gente e distribuendo volantini informativi, sono molto positivi. I cittadini apprezzano l’avvento di un servizio del genere in città, tra l’altro in una zona di parcheggio libero visto che centro e dintorni sono Ztl (zona traffico limitato ndr)».

Quali sono le sue mansioni nel quotidiano?
«Data anche la mia esperienza lavorativa precedente – e il fatto che mi posso avvalere di una delegata – oltre alla gestione generale dell’ufficio mi occuperò in particolare della parte di marketing e comunicazione. È un aspetto davvero importante visto che alcune ricerche che abbiamo fatto ci dicono che quella di Parma è una popolazione giovane, per cui comunicare bene e fare iniziative è fondamentale».

Che sentimento la sostiene in questo genere di attività?
«L’energia che mi deriva dalla personale necessità di affrontare continuamente nuove esperienze».

È una di quelle persone di continuo alla ricerca di stimoli?
«Gli stimoli in un’attività come questa – date le finalità – arrivano facilmente. Parlerei piuttosto di obiettivi: mi piace avere delle mete da raggiungere e il buon esito dell’attività di anvolt a Parma è un obiettivo importante e, secondo il mio punto di vista, alla portata. A patto, ovvio, di metterci un enorme impegno. Cosa che faremo».

Quale finalità si pone per il primo anno di vita di anvolt Parma?
«Di inserirci bene nel tessuto sociale cittadino e consolidare l’attività dell’ambulatorio che, come ho già sottolineato, desideriamo inaugurare al più presto».

giovedì 27 marzo 2014

Festa di Affori


 Festa di Affori



Anvolt ha deciso di partecipare, con il suo immancabile stand, all'annuale festa di Affori (13 Aprile 2014) per farci conoscere di più sul territorio e incontrare vecchi e nuovi amici.Il tema della festa di quest'anno sarà "il riciclo" e abbiamo deciso di realizzare un mini laboratorio di origami per i più piccoli. L'origami è un'arte giapponese che consiste nel piegare la carta per creare figure diverse: uccelli, fiori e altro. Speriamo in una consistente partecipazione e di divertire così i più piccoli.Quindi non mancate il 13 Aprile ad Affori !

      EFT

mercoledì 26 marzo 2014

Una mano tesa ad anvolt, nel nome del padre.

 

Una mano tesa ad anvolt, nel nome del padre.

Bruno Bertani


Così, ogni settimana, accompagnava una ragazza non vedente dalla nascita – e più o meno della sua età – a spasso per Parma. Era simpatica, con un senso dell’umorismo molto delicato, lo teneva sotto braccio e gli raccontava le ultime barzellette sentite dalla radio. L’unica cosa che lei gli chiedeva era di parlarle di continuo di tutto quello che vedeva intorno a loro.
Per farle piacere Andrea non si fermava mai, spesso si inventava anche delle cose inverosimili, ma sempre divertenti. Lei faceva finta di crederci, dal suo mondo privo di luce aggiungeva dettagli ancora più surreali che li facevano ridere come matti.
Una volta, però, Andrea, studente di Economia, l’ha fermata proprio davanti a un negozio di scarpe, ha guardato a lungo i modelli esposti e le ha detto serio: “Ah, in questa vetrina c’è un paio di scarpe azzurre bellissime, che ti comprerò con il mio primo stipendio da commercialista!”. “Ma che cosa è l’azzurro?” gli ha risposto immediatamente la ragazza. Per la prima volta da quando passeggiavano insieme Andrea è rimasto così a bocca aperta.

Andrea Bertani



























Sentiva dentro di sé che doveva darle una risposta, magari spensierata ma valida per la sua anima che non aveva mai ammirato i colori. Purtroppo non l’ha trovata questa risposta, la ragazza si è intristita e lui non ha dormito tutta la notte, crogiolandosi per non aver saputo trovare le parole giuste. Dopo un po’ Andrea ha deciso di andarsene dall’associazione, spiegando al suo presidente che per lui essere un bravo volontario significava soprattutto caricare le persone assistite di ottimismo, di speranza e di non deluderle mai. Doni che Andrea sentiva di non possedere, ecco perché preferiva non continuare.
Rimanendo però convinto che il volontariato fosse una cosa molto buona, la vera eminenza della solidarietà. Nello stesso tempo una cosa molto difficile da fare e carica di responsabilità. Insomma, utilissima quando fatta come si deve e svolta da persone come lui, per bene, non solo però dotate di un cuore grande come il suo, ma capaci di trovare una soluzione rapida anche nelle situazioni più delicate e ostiche.
Andrea ha cominciato a pensare intensamente a questa vecchia vicenda, quando ha saputo da amici che un’associazione nazionale di volontariato in campo oncologico aveva intenzione di sviluppare la sua attività anche a Parma.

Andrea Bertani
Il suo amatissimo papà Bruno si era spento di cancro nel 2011, a 69 anni, e prima di lasciarli aveva chiesto a lui e alla sorella Elena di aiutare chi si occupa della prevenzione di questa brutta malattia e assiste chi ne è colpito. Perché lui se ne era andato da questo mondo per colpa di un semplice melanoma, che se fosse stato scoperto prima, durante una visita di prevenzione, forse poteva essere fermato. E Andrea ricorda dei sei mesi terribili prima che il padre li lasciasse, quando c’è stato tanto bisogno di qualcuno accanto a lui. E con questo pensiero in mente, quando hanno saputo della volontà dell’associazione di operare nella sua città natale, hanno avuto un’idea.
In breve hanno pensato di proporle come base per la sua attività un piano dell’edificio che il papà aveva costruito non solo come sede della sua ditta di telefonia, ma anche per andarci in un futuro a vivere. Purtroppo non ha dormito neanche una notte lì, ma adesso i fratelli potranno perfettamente soddisfare uno dei suoi ultimi desideri – dare una mano a coloro che aiutano, senza paura, gli ammalati di cancro sacrificandosi giorno dopo giorno. “Ma ricordando la mia esperienza di volontario – racconta oggi Andrea nel nuovissimo ufficio di anvolt a Parma – subito dopo aver saputo il nome dell’associazione, mi sono messo a fare delle ricerche per vedere se fosse un’istituzione valida”.
Perché secondo il quarantenne imprenditore, che oggi gestisce la ditta del papà, in giro ci sono tante strutture che si vantano di aiutare gli altri, ma con l’unico obiettivo di fare qualche soldo sporco, sfruttando il male della gente. Ha letto il sito dell’anvolt, ha fatto delle telefonate nella sede centrale dell’associazione a Milano e in diverse delegazioni, spesso facendo finta di essere un ammalato in cerca d’aiuto.
A parte le risposte positive alle sue domande, durante le sue ricerche Andrea si è convinto anche che i volontari di anvolt sono fatti della pasta giusta per questa vocazione, composta di cuore, capacità di reazione e passione. Allora ha telefonato a Milano proponendo “il piano di papà” a un prezzo di affitto simbolico e ricevendo subito dei ringraziamenti sinceri. “Sono sicuro che papà sarà contento e vi aiuterà da lassù per fare del bene a Parma” dice oggi Andrea e i suoi occhiali si coprono del fumo di un pianto nascosto, ma liberatorio.
RM

 

lunedì 24 marzo 2014

La ricerca: passione quotidiana


 La ricerca 
è fatta di passione quotidiana


Un diploma al liceo classico di Conversano, in Puglia, poi la laurea alla Università Cattolica di Roma e due specializzazioni, infine il lavoro nella divisione di Oncologia pediatrica dell’università. La dottoressa Anna Lasorella nel 1993 è emigrata a San Francisco dove è rimasta per tre anni presso l’Università della California. Poi il ritorno in Italia e il definitivo ritorno negli Usa prima all’“Albert Einstein College of Medicine” e successivamente come ricercatrice del Departimento di Patologia e Biologia Cellulare e Pediatrica dell’“Institute for Cancer Genetics” della Columbia University di New York. La sua ricerca è focalizzata sui vari tipi di tumore al cervello.

Qual è la situazione della lotta al tumore al cervello?
«Insieme con il tumore al pancreas, quello al cervello purtroppo è il cancro più incurabile di tutti con un’aspettativa di vita media di non più di 15 mesi. Insieme alla equipe del prof. Iavarone abbiamo scoperto lo Huwe1, il gene che aiuta le cellule staminali a svilupparsi e a diventare adulte. La ricerca, che si è meritata la copertina della rivista internazionale Developmental Cell, dimostra che lo stesso gene è coinvolto anche nel più aggressivo fra i tumori del cervello che colpisce bambini e adulti, il glioblastoma multiforme. La scoperta promette di avere conseguenze importanti sulla ricerca di base relativa alle cellule staminali, ma getta anche le premesse per future terapie contro i tumori. Abbiamo ipotizzato che l’attività di Huwe1 possa essere bassa nelle cellule dei tumori del cervello umano. Stiamo tentando di organizzare dei trial clinici internazionali sulla base di questa scoperta».

Su quali basi siete potuti arrivare a un genere di scoperta come questa?
«Tra le altre cose – lo abbiamo pubblicato su “Nature Genetics” – sul fatto che la nostra équipe ha realizzato una mappatura genetica completa del tumore al cervello, aprendo la strada alle terapie personalizzate. Un annuncio in grado di esaltare la comunità scientifica internazionale e di suscitare insperate aspettative per il terribile male. Noi alla Columbia siamo ora in grado di realizzare in 24 ore una mappatura completa delle alterazioni genetiche in una cellula tumorale, l’operazione per intenderci che ha richiesto dieci anni di lavoro al team di Craig Venter quando tracciò la mappa del genoma umano. Ora, se le case farmaceutiche collaborano, possiamo creare farmaci di volta in volta capaci di colpire ogni singolo tumore. Il problema non è più organizzativo, perché basandoci su tutti nostri studi la maggior parte del lavoro è già fatta: è solo finanziario. Ma gli investimenti necessari non sono più proibitivi. Proprio di questo tumore mancava la mappa genetica. Ora stimiamo che il 15 per cento dei malati potrà curarsi selettivamente con farmaci già esistenti. Ecco la svolta».

In che senso selettivamente?
«La chemio può aver debellato il 99,9 per cento delle cellule, ma in quello 0,1 che resta si annidano spesso proprio quelle staminali. Per questo è fondamentale la ricerca che abbiamo annunciato: offre una visibilità completa sul patrimonio genetico di ogni singolo tumore e permette di scoprire tutti i segreti del Dna di ogni singola molecola maligna, fino a colpire proprio le cellule killer».

Di cosa vi state occupando in questo momento?
«Continuiamo ad analizzare i tumori per capire se sia possibile suddividerli in altri tipi sulla base di lesioni comuni ».

Il futuro sono le nuove terapie personalizzate sia nei tumori dei bambini sia in quelli degli adulti?
«Sì proprio perché sono tumori differenti gli uni dagli altri, e presentano ognuno un tipo di lesione particolare che va trattata in maniera diversa. Ricordiamoci che le nostre scoperte ci dicono che tumori istologicamente uguali analizzati con tecniche sofisticate appaiono invece molto diversi. Il background di ciascun tumore è differente da ogni altro».

Esiste un qualsiasi genere di prevenzione per il tumore al cervello?
«Purtroppo no, non esiste un comportamento da tenere per poterlo evitare. In questo caso – parlo da ricercatrice – una forma di prevenzione può essere però quella di conservare piccoli pezzi di tumore in laboratorio, da poter analizzare in seguito, una volta in possesso di nuovi dati e in maniera da fare avanzare la ricerca».

Qual è la sua personale idea della prevenzione?
«Quella che ho appena raccontato, aiutare il più possibile la progressione della ricerca con gli strumenti che abbiamo. E fare corretta informazione».

È possibile fare un paragone tra la ricerca in Usa e in Italia?
«Ahimè no, siamo su due pianeti completamente diversi. In Italia chiunque se vede un topino in casa sua cerca di farlo fuori, poi si fanno le leggi per difendere topi da laboratorio – trattati assolutamente con dignità – che sarebbero utilissimi per la ricerca».

A un giovane che si iscrive oggi alla facoltà di Medicina, con il sogno di diventare un ricercatore, lei che consiglio darebbe?
«Se non ha voglia di fare 15 ore in laboratorio e preferisce andare a giocare a tennis lasci perdere. Non c’è una via breve per arrivare al successo in questo genere di attività. Consiglio di avere il coraggio di non porsi dei limiti di tempo, di spazio, di luoghi. Di andare dove c’è il meglio. Di non aver paura di sacrificarsi, di fare delle scelte forti. Se non si ha la determinazione sufficiente per affrontare le sfide che il mondo della ricerca impone, meglio a quel punto fare il medico, l’attività di reparto, di corsia altrettanto importante».

Sarà mai possibile sconfiggere definitivamente il cancro?
«Credo di no in maniera assoluta ma probabilmente si potrà rendere una malattia cronica, da poter tenere sotto controllo. Noi stiamo lavorando proprio con questo obiettivo».