In un decennio potremo battere il tumore
Intervista di Marco Infelise al prof. Claudio Eccher
Nato a Brunico, il prof. Claudio Eccher si è laureato in Medicina e Chirurgia a Padova. Specializzato in Chirurgia Generale, Chirurgia Urologica, Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, è Direttore della Divisione di Chirurgia Generale con annessa Chirurgia Toracica a Trento. È stato membro del consiglio comunale di Trento e Consigliere della Regione Trentino Alto Adige. Lo abbiamo incontrato a un convegno organizzato da anvolt sul tema “ruolo del volontariato sul territorio”.
Professore, qual è il significato della sua presenza a questo convegno dedicato al ruolo del volontariato nella società?
«La mia presenza ha uno scopo preciso. Voglio testimoniare la attenzione – mia e delle istituzioni che fino a poco fa ho rappresentato – a questo settore della società. Il Trentino è una terra prospera di volontariato e di attenzione alla gente in difficoltà, quindi dobbiamo ringraziare i volontari, in questo caso specifico chi si batte ogni giorno nella lotta contro i tumori. Che, ricordo, parte dalla prevenzione».
Questo è il messaggio che desidera lanciare oggi?
«Sì, ma non solo: per sconfiggere finalmente il cancro è necessaria una marcia in più in generale negli stili di vita. Prima cercando di prevenirlo attraverso uno comportamento quotidiano adeguato; se condo, qualora non si riuscisse in questo intento, allora cercare di scoprirlo per tempo. Oggi la grande novità è infatti la predittività di un tumore».
Vale a dire?
«Significa questo. Prevenire e studiare precocemente il tumore è una cosa molto bella. Ma predirlo, poterlo cioè prevedere attraverso la genomica e lo studio della sua mappa genetica, è qualcosa di più: è ciò che sarà in grado di farci sapere, tra non molto, se ognuno di noi è predisposto o meno per un tipo di tumore. A quel punto potranno scattare meccanismi di prevenzione e diagnosi precoce personalizzati finora impensabili, non fatti come oggi a 360 gradi. Ove si dovesse manifestare, scopriremo il cancro al suo esordio e otterremo risultati splendidi».
Che conclusioni si potranno trarre?
«Basti questo. Al giorno d’oggi sappiamo già che con queste modalità di intervento riusciamo a far sì che il tumore non sia più quella malattia devastante, sinonimo di morte, che tutti pensano sia, ma anzi sia guaribile nel 70- 80% dei casi. E questo è un messaggio molto valido. Le malattie cardiovascolari per esempio oggi causano un numero maggiore di morti rispetto al tumore. Ormai quando vediamo un tumore in fase avanzata e trascurato, questo rappresenta un fallimento della medicina. A questa situazione non dovremmo più arrivare».
Che cosa intende?
«Nella nostra civile Italia dobbiamo arrivare prima di tutto a prevenire il tumore, qualora si manifestasse a curarlo nel suo esordio e soprattutto a curarlo in modo adeguato. E non devastando il paziente. Grazie all’utilizzo della cosiddetta medicina gentile, che consiste nelle cosiddette “quattro p” della medicina: che dev’essere predittiva, preventiva, personalizzata e partecipata. Queste sono le basi attraverso le quali si deve affrontare la malattia al giorno d’oggi».
Esiste nella so cietà la consapevolezza dell’importanza di questi aspetti e quale ruolo può avere il volontariato nel rimarcarla?
«Il volontariato serve per inculcare nella gente il concetto che il tumore è curabile, non è più sinonimo di morte, che se si riesce a prevenirlo e curarlo preventivamente c’è la guarigione. L’esempio più lampante è il tumore della mammella, che scoperto tempestivamente e curato adeguatamente, guarisce nel 90% dei casi. E in modo non devastante, con una chirurgia gentile».
La situazione della lotta ai tumori e del volontariato oncologico in Trentino?
«Siamo all’avanguardia, per esempio nello screening del tumore della mammella tra i primi in Europa, anche se non bisogna cullarsi sugli allori. Certamente l’importante è che un’attività come quella dell’anvolt venga vista con l’ottica della sinergia nell’assistenza ai malati; che non ci sia la contrapposizione tra differenti realtà. Quando l’obiettivo è comune le forze devono unirsi e lavorare all’unisono, valorizzando ognuno la propria peculiarità. È un sistema di rete, attraverso il quale possiamo ottenere risultati ancora migliori».
Un messaggio che oggi desidera mandare ai lettori?
«Abbiate stili di vita adeguati, fate gli screening per una diagnosi precoce e affidatevi con fiducia alle nostre strutture sanitarie perché abbiamo degli ottimi professionisti. Qualora uno venga colpito dal tumore sa che avrà a fianco associazioni come anvolt in grado di stargli accanto sia nelle difficoltà pratiche sia nei momenti di disagio psicologico. Speriamo, tra non molto, di poter dire di aver sconfitto il tumore, il cosiddetto male del secolo. Tutto il mondo – e anche noi – si sta muovendo in questo senso».
Quando avremo il proiettile magico?
«Se posso sbilanciarmi, ci vorranno una decina di anni, viste le premesse che ci sono. La ricerca è notevolmente avanti, ma l’applicazione pratica è lenta. Quando riusciremo a trasferire le conoscenze che derivano da una ricerca all’avanguardia all’applicazione pratica, allora avremo un notevole risultato.
Nato a Brunico, il prof. Claudio Eccher si è laureato in Medicina e Chirurgia a Padova. Specializzato in Chirurgia Generale, Chirurgia Urologica, Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, è Direttore della Divisione di Chirurgia Generale con annessa Chirurgia Toracica a Trento. È stato membro del consiglio comunale di Trento e Consigliere della Regione Trentino Alto Adige. Lo abbiamo incontrato a un convegno organizzato da anvolt sul tema “ruolo del volontariato sul territorio”.
Professore, qual è il significato della sua presenza a questo convegno dedicato al ruolo del volontariato nella società?
«La mia presenza ha uno scopo preciso. Voglio testimoniare la attenzione – mia e delle istituzioni che fino a poco fa ho rappresentato – a questo settore della società. Il Trentino è una terra prospera di volontariato e di attenzione alla gente in difficoltà, quindi dobbiamo ringraziare i volontari, in questo caso specifico chi si batte ogni giorno nella lotta contro i tumori. Che, ricordo, parte dalla prevenzione».
Questo è il messaggio che desidera lanciare oggi?
«Sì, ma non solo: per sconfiggere finalmente il cancro è necessaria una marcia in più in generale negli stili di vita. Prima cercando di prevenirlo attraverso uno comportamento quotidiano adeguato; se condo, qualora non si riuscisse in questo intento, allora cercare di scoprirlo per tempo. Oggi la grande novità è infatti la predittività di un tumore».
Vale a dire?
«Significa questo. Prevenire e studiare precocemente il tumore è una cosa molto bella. Ma predirlo, poterlo cioè prevedere attraverso la genomica e lo studio della sua mappa genetica, è qualcosa di più: è ciò che sarà in grado di farci sapere, tra non molto, se ognuno di noi è predisposto o meno per un tipo di tumore. A quel punto potranno scattare meccanismi di prevenzione e diagnosi precoce personalizzati finora impensabili, non fatti come oggi a 360 gradi. Ove si dovesse manifestare, scopriremo il cancro al suo esordio e otterremo risultati splendidi».
Che conclusioni si potranno trarre?
«Basti questo. Al giorno d’oggi sappiamo già che con queste modalità di intervento riusciamo a far sì che il tumore non sia più quella malattia devastante, sinonimo di morte, che tutti pensano sia, ma anzi sia guaribile nel 70- 80% dei casi. E questo è un messaggio molto valido. Le malattie cardiovascolari per esempio oggi causano un numero maggiore di morti rispetto al tumore. Ormai quando vediamo un tumore in fase avanzata e trascurato, questo rappresenta un fallimento della medicina. A questa situazione non dovremmo più arrivare».
Che cosa intende?
«Nella nostra civile Italia dobbiamo arrivare prima di tutto a prevenire il tumore, qualora si manifestasse a curarlo nel suo esordio e soprattutto a curarlo in modo adeguato. E non devastando il paziente. Grazie all’utilizzo della cosiddetta medicina gentile, che consiste nelle cosiddette “quattro p” della medicina: che dev’essere predittiva, preventiva, personalizzata e partecipata. Queste sono le basi attraverso le quali si deve affrontare la malattia al giorno d’oggi».
Esiste nella so cietà la consapevolezza dell’importanza di questi aspetti e quale ruolo può avere il volontariato nel rimarcarla?
«Il volontariato serve per inculcare nella gente il concetto che il tumore è curabile, non è più sinonimo di morte, che se si riesce a prevenirlo e curarlo preventivamente c’è la guarigione. L’esempio più lampante è il tumore della mammella, che scoperto tempestivamente e curato adeguatamente, guarisce nel 90% dei casi. E in modo non devastante, con una chirurgia gentile».
La situazione della lotta ai tumori e del volontariato oncologico in Trentino?
«Siamo all’avanguardia, per esempio nello screening del tumore della mammella tra i primi in Europa, anche se non bisogna cullarsi sugli allori. Certamente l’importante è che un’attività come quella dell’anvolt venga vista con l’ottica della sinergia nell’assistenza ai malati; che non ci sia la contrapposizione tra differenti realtà. Quando l’obiettivo è comune le forze devono unirsi e lavorare all’unisono, valorizzando ognuno la propria peculiarità. È un sistema di rete, attraverso il quale possiamo ottenere risultati ancora migliori».
Un messaggio che oggi desidera mandare ai lettori?
«Abbiate stili di vita adeguati, fate gli screening per una diagnosi precoce e affidatevi con fiducia alle nostre strutture sanitarie perché abbiamo degli ottimi professionisti. Qualora uno venga colpito dal tumore sa che avrà a fianco associazioni come anvolt in grado di stargli accanto sia nelle difficoltà pratiche sia nei momenti di disagio psicologico. Speriamo, tra non molto, di poter dire di aver sconfitto il tumore, il cosiddetto male del secolo. Tutto il mondo – e anche noi – si sta muovendo in questo senso».
Quando avremo il proiettile magico?
«Se posso sbilanciarmi, ci vorranno una decina di anni, viste le premesse che ci sono. La ricerca è notevolmente avanti, ma l’applicazione pratica è lenta. Quando riusciremo a trasferire le conoscenze che derivano da una ricerca all’avanguardia all’applicazione pratica, allora avremo un notevole risultato.
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