mercoledì 25 marzo 2015

Storie da un mondo Senza paura : La preziosa lezione di Veneranda


Storie da un mondo Senza paura
 
La preziosa lezione di
Veneranda
 

«Guai se non ci fossero loro». Esordisce così, la signora Veneranda, mentre si sie-
de nell’ufficio della Delegata anvolt di Trieste per raccontarci la sua esperienza con
la malattia e l’aiuto ricevuto dai volontaridell’associazione. «Non saprei come fare,
perché le poche centinaia di euro dellamia pensione non bastano certo a soddi-
sfare le mie esigenze di persona anzianae malata» continua con gli occhi lucidi. È
una signora elegante, Veneranda, fortecome le persone temprate dalla vita e che
ormai, a loro discapito, sanno affrontare ledifficoltà. L’esperienza con il tumore è sta-
ta pesante anche per una tosta come lei. La sua vicenda di donna malata è ormai
più che decennale, con in mezzo ancheuno scompenso cardiaco che non l’ha cer-
to aiutata nel periodo di maggiore difficoltà. E, tra le altre cose, con un marito
ricoverato in maniera permanente in casadi risposo per l’Alzheimer. «Dopo una vita
insieme» ci dice «le nostre strade si sonopraticamente separate a causa della
malattia, ma siamo uniti anche se lontani».L’hanno aiutata invece, e molto, i volon-
tari di anvolt Trieste, incontrati quasi per caso, che si sono presi cura di lei offrendole il trasporto per andare in ospedale a curarsi.
«Ho chiesto un aiuto quasi senza speranza di riceverlo» ci rivela adesso più
rilassata dallo scorrere del nostro dialogo«e invece l’ho ricevuto subito. Qualche
telefonata e i volontari di anvolt sono venuti a casa mia per garantirmi un po’ di
sostegno. Non lo dimenticherò mai».Veneranda ci racconta poi come sia
stato un problema, nel corso della sua vita, la lontananza del figlio: lui che, imbar-
catosi per il Galles tanto tempo fa, ormai abita lontano e non la può aiutare. E poi,
presa confidenza, la signora ci parla un po’ della sua vicenda con il cancro. «Era il
2001 e sono stata colpita da un tumore al seno sinistro.
La vicenda sembrava essersi risolta, seppur con fatica, nel corso del tempo, ma
ecco nel 2012 il ripresentarsi della malattia, questa volta nella parte destra del mio
corpo. A quel punto, vista anche la situazione con mio marito, non ho potuto far
altro che chiedere aiuto. Antonia, la delegata, e tutti i volontari di anvolt Trieste per
me ci sono stati». Il rapporto della signoracon la delegazione di Trieste è quasi fami-
liare. Lei stessa ci racconta di come ogni tanto la delegata Antonia la chiami al
telefono e non la faccia sentire sola. Quando le forze glielo permettono, lei
stessa si presenta in Viale Miramare per salutare tutta la squadra di anvolt e sono
sempre incontri molto affettuosi. «Prima era tutto estremamente pesante» ci dice
«da quando ho conosciuto l’associazione invece ogni cosa, anche una difficoltà, mi
sempre più leggera». Istriana ed ex collaboratrice domestica, ha dovuto superare negli anni Novanta anche la malattia tumorale del marito,
che ora, colpito dall’Alzheimer, non la riconosce neanche più.
«Quando posso lo vado a trovare» ci dice adesso un po’ stanca dalle tante
parole pronunciate ma soprattutto dal ripercorrere ricordi di momenti difficili.
«Dai volontari di anvolt ho anche imparato qualcosa: a non abbattermi mai, perché
c’è sempre un aspetto positivo da prendere e, soprattutto, c’è sempre qualcuno che,
anche nei momenti più bui, arriva e si prende cura di te».M/I

lunedì 30 giugno 2014

La vetrina dell’anvolt

La vetrina dell’anvolt

Civalleri
La delegata Civalleri con l’assessore alle Politiche Sociali
Ferrari e il presidente del Centro Servizio Volontariato Giaime


Entrare dentro una delegazione dell’anvolt e poter far finta di essere dentro uno studio di registrazione. Passare di fronte a un ufficio dell’associazione e scambiarlo… per la sede di una stazione radiofonica. Sembra pura fantasia o un pensiero delirante ma grazie al progetto realizzato da anvolt Novara questa specie di sogno si è trasformato in una realtà.
La location? Quella tradizionale dell’associazione, nel cuore della città di San Gaudenzio. La radio? Smsradio, una realtà in espansione nel panorama dell’etere che trasmette da ogni luogo e può raggiungere potenzialmente ogni ascoltatore al mondo, grazie a smart – phone, tablet, autoradio o web radio purché connessi a internet. Il resto l’ha reso possibile la fantasia di una delegata anvolt e dei suoi volontari.

L’IDEA
Spesso le iniziative di beneficenza caratterizzate dal successo a grande livello sono lo cosiddette maratone non stop – in genere della durata di 24 ore (una su tutte Telethon) – alle quali partecipano gratuitamente con la loro testimonianza personaggi noti del mondo dello spettacolo. I quali, oltre alla presenza fisica, offrono i loro volti per dare una mano nell’opera di fund raising dedicata alla causa che si è scelta. È su questo canovaccio che la delegata di Novara Stefania Civalleri, insieme con la sua squadra di volontari, è riuscita a dar vita a un’iniziativa senza precedenti nel panorama delle delegazioni dell’associazione.
Ha conosciuto Smsradio grazie a un volontario che in passato si è dato da fare per l’associazione e che ha fatto carriera nel mondo dello spettacolo. Tra le sue varie attività anche quella della radio. «Perché non provare a fare un’iniziativa a favore dell’associazione? » ha proposto Stefania con il suo solito entusiasmo. Detto e fatto, via Gnifetti si è trasformata in qualcosa di completamente diverso dal solito. Tra microfoni e consolle.

UNA VETRINA IDEALE
Dalle ore 19 di venerdì 7 febbraio fino alle 19 di domenica 9 si è quindi svolta a Novara una vera e propria maratona radiofonica in diretta dalla sede novarese dell’associazione, in via Marconi angolo via Marconi. L’iniziativa, organizzata da anvolt Novara in collaborazione con Smsradio e Mya eventi, ha previsto una diretta di 48 ore durante la quale sono intervenuti medici ed esperti che hanno dato vita a talk show sulla prevenzione e la cura dei tumori, parlato di esperienze dirette, intervallati dalla presenza di ospiti di eccezione del mondo dello sport, dello spettacolo, dell’arte, della politica e del volontariato locale. Durante la diretta ci sono stati inoltre collegamenti con le altre sedi anvolt in tutta Italia. È stato anche possibile partecipare a un’asta benefica organizzata per l’occasione che ha visto messe in vendita, per esempio, le magliette da gara del Novara Calcio. Cuore dell’iniziativa è stata la nostra delegata Stefania Civalleri insieme con la sua agguerrita squadra di volontari.

I PROTAGONISTI
Oltre alla nostra delegata di Novara e ai volontari che hanno aiutato nella trasformazione della sede novarese da semplice delegazione a vera e propria stazione radiofonica, ci sono stati altri protagonisti che hanno dato vita al progetto. Primi tra tutti i deejay di Smsradio che si sono dati il cambio durante la lunga maratona radiofonica, tenendo viva la notte novarese.
E poi i protagonisti del mondo politico e sociale che da anni collaborano attivamente con la nostra delegazione. Due su tutti: Augusto Ferrari, assessore alle Politiche sociali del Comune di Novara, e Daniele Giaime, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Novara. «Con le istituzioni collaboriamo proficuamente da tempo» ci racconta la delegata «per questo abbiamo voluto facessero parte di questa iniziativa, sono anche loro in qualche modo la voce dell’associazione. In particolare il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Novara ha sposato fin dall’inizio e con entusiasmo questo progetto ».

L’ASTA BENEFICA
Per raccogliere fondi a favore dell’attività di anvolt Novara sul territorio, come si è detto è andata in scena un’asta benefica organizzata ad hoc per l’occasione, che ha visto coinvolti soprattutto i giocatori del Novara Calcio che hanno donato – per essere messe in vendita – le loro maglie da gioco autografate. «Si è trattato di una presenza importante» ci spiega ancora Stefania «soprattutto per risvegliare quello spirito solidaristico che in passato la città di Novara tirava fuori con generosità ad ogni occasione e che oggi è un po’ venuto meno.
Ci rendiamo conto infatti di come recentemente sia il territorio della provincia il più solidale e quello che garantisce il sostentamento dei nostri servizi. La città è un po’ sonnolenta ed è attraverso iniziative come questa che speriamo di risvegliarne lo spirito».
Per tutte le informazioni relative all’asta benefica, agli ospiti e alle news della maratona benefica è stata creata appositamente (ed era possibile consultarla in diretta) una pagina Facebook ufficiale della manifestazione, https://www.facebook. com/ Sim ply MusicAndShow.
È stato possibile anche ascoltare in diretta la trasmissione, anche attraverso il link della radio smsradio.net.

Augusto Ferrari
Augusto Ferrari

A sostegno del volontariato

Augusto Ferrari, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Novara.
«Il progetto realizzato con Smsradio mi sembra il punto di arrivo di un lavoro di squadra ben organizzato portato avanti dai volontari anvolt. Anche per questo mi è sembrato giusto prendervi parte, per testimoniare l’apprezzamento del Comune di Novara per l’attività di realtà come questa. Trascorro volentieri un po’ del mio tempo alla radio in diretta per parlare di ciò che fate per i cittadini di Novara e provincia, nella lotta contro i tumori. Il modello sociale a cui fare riferimento nell’attività di anvolt poggia su azioni di prevenzione delle condizioni di malattia, su interventi che evitino il formarsi del bisogno in tutte le fasi della vita, riservando un ruolo primario al volontariato. Oggi la parte statale vive una fase delicata e ricca di contraddizioni e mi pare che il welfare sia la parte delle politiche pubbliche che più è stata colpita, dai tagli. Il welfare territoriale per potersi sviluppare in una virtuosa dimensione innovativa ha bisogno di muoversi in autonomia, oltre che di risorse pubbliche».

Daniele Giaime
Daniele Giaime

Il meglio possibile

Daniele Giaime, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Novara.
«Mi fa piacere partecipare a un’iniziativa dell’associazione. Sono stato nominato a dicembre 2012 presidente del centro servizi volontariato della provincia di Novara, dopo essere stato presidente dell’ambulanza del Vergante, e il rapporto con anvolt è stato fin da subito splendido. Attraverso la conoscenza con la delegata Stefania Civalleri abbiamo messo in piedi una serie di iniziative valide per il sostegno del territorio grazie alle idee chiare e alla prontezza di intervento di entrambe le realtà. Questa con Smsradio ne è un esempio lampante, perché innovativa e utile per informare sulle attività dell’associazione in favore della prevenzione oncologica. Penso all’ambulatorio, la cui attività ha il nostro pieno sostegno, o alle campagne di prevenzione. Oggi sono qua, oltre che per dare il mio appoggio ad anvolt, per ribadire anche che il centro servizi per il volontariato di Novara si impegna di continuo per fornire gli strumenti giusti alle associazioni per vivere e lavorare nel miglior modo possibile».

lunedì 23 giugno 2014

Lotta contro il Tabagismo a Roma

 

Lotta contro il Tabagismo a Roma

Nella Città Eterna questo mese va in scena la “Lotta contro il Tabagismo”. I ragazzi vincitori della XIX edizione del nostro concorso saranno ricevuti dal Papa.

Luminita Andreescu
Ing. Luminita Andreescu,
responsabile del progetto
internazionale “Lotta al
Tabagismo”

Che edizione sarà questa del concorso “Lotta al Tabagismo”?
«Siamo alla numero 19 e ci prepariamo a festeggiare, il prossimo anno, le due decine di edizioni. Anche quest’anno i bambini non si sono risparmiati nel loro impegno e in fantasia. Partecipano al concorso gli alunni delle scuole romene, bulgare e macedoni, oltre naturalmente a quelle italiane. Attraverso lavori molto belli che soprattutto dimostrano come abbiano ben recepito il messaggio antifumo».

Come per esempio?
«I bambini curano non solo l’aspetto estetico del loro lavoro ma è sempre presente con chiarezza il messaggio: “fumare le bionde è dannoso per la salute”. Pensate poi che in una scuola di Torino, la Giachino, hanno addirittura completato l’opera scrivendo il testo di una canzone dal titolo “Rap Contro il Fumo”. Ora abbiamo chiesto loro di cantarlo e realizzare un video da pubblicare su YouTube ».

Chi è il vincitore nazionale di questa edizione?
«Un alunno di una scuola elementare di Seveso, vicino a Milano, che ha fatto il lavoro migliore secondo quanto espresso dalla nostra giuria. Insieme ai suoi colleghi stranieri si è aggiudicato una settimana premio a Roma, in occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, accompagnato da un genitore».

È prevista anche quest’anno l’udienza dal Santo Padre a San Pietro?
«Certamente, i bambini saranno ricevuti da Papa Francesco nella giornata del 28 maggio e l’evento sarà – come è stato le volte precedenti – qualcosa per loro di assolutamente memorabile».

Avete in programma qualcosa di speciale per i 20 anni del concorso?
«Mi piacerebbe poter dire che allargheremo il concorso e aumenteremo i premi, ma sarà comunque un buon risultato riuscire a mantenere questi numeri e questi standard di qualità».

Suor Carmela
 Suor Carmela



“Un progetto così bello e utile”
UDINE – Suor Carmela, direttrice e insegnante presso l’istituto “Nostra Signora dell’Orto” di Udine:
«Il Concorso “Lotta al tabagismo organizzato dall’anvolt è per me un appuntamento fondamentale dell’anno scolastico, tanto che ogni stagione voglio che sia inserito nei programmi di scuola. Questo perché ritengo che non solo sia un momento divertente e di grande impegno per i bambini, ma porti con sé anche un significato rilevante nella loro educazione sociale. Fumare è sbagliato ed è importante che fin da piccoli lo capiscano. Alcuni di loro poi tentano, anche con successo e attraverso i loro disegni, di far smettere i genitori di fumare.
Anche questa edizione ha visto partecipare tutte le classi della nostra scuola, grazie alla proficua collaborazione con la delegazione friulana di anvolt nella persona della delegata Cristina Morsanutto e dei volontari che ci trasmettono tanto entusiasmo.
Il 31 maggio organizziamo una divertente cerimonia di consegna dei premi ai vincitori. Gli alunni quel giorno si riuniscono e i loro lavori vengono appesi nell’atrio dando vita a una sorta di mostra permanente per alcune settimane.
Grazie ad anvolt per essersi inventata un progetto così bello e utile!».

venerdì 20 giugno 2014

L’emergenza chiama la solidarietà

 

L’emergenza chiama la solidarietà

Una considerazione e una – conseguente – constatazione: la crisi imperversa sulle famiglie italiane e la soluzione più adottata per fronteggiarla e far quadrare i conti del (già esiguo) bilancio familiare, è quella di tirare ancora la cinghia, a discapito dei consumi alimentari e addirittura della salute. Secondo varie indagini, il settore alimentare e quello sanitario sono i più penalizzati dal momento di difficoltà dei consumi e questo diventa un grave problema se influisce negativamente sulla salute della popolazione.
Le famiglie scoprono la possibilità di risparmiare frequentando i supermercati discount e le bancarelle dei mercati, si torna a comprendere che quello che costa di più non sempre è il miglior prodotto. Ma purtroppo emerge che la verdura, la frutta e il pesce subiscono un forte calo nei consumi.
Nella sanità, invece, il costo elevato delle prestazioni e dei farmaci ha creato la tendenza a rimandare le visite, soprattutto quelle specialistiche, e anche le cure a discapito della propria salute. Un ottimo osservatorio di questo processo sono gli ambulatori di prevenzione anvolt, dislocati in varie parti d’Italia, presso i quali la ricerca del risparmio (in quanto l’unica spesa che l’utente ha è di un’offerta libera per coprire in parte le spese vive) ha incrementato la richiesta.
In controtendenza, in questo periodo nero il gioco d’azzardo fa sempre più proseliti, con un aumento dei siti di scommesse, lotterie, giochi e altro che si stima sia arrivato a 2.550 giocate al minuto in Italia. Basti pensare che solo le slot machine, al 15 marzo di quest’anno, erano oltre 411mila.
Purtroppo dobbiamo affrontare una nuova piaga che non è un gioco, ma una vera malattia, una dipendenza come la droga, il fumo e l’alcool; questa malattia colpisce in prevalenza il ceto medio basso, quello già più penalizzato, e questa situazione apporta nuovi disagi nel contesto della vita sociale. Dobbiamo fare dell’altruismo il nostro credo, offrire aiuto alle persone che necessitano di sostegno, solo in questo modo possiamo dire di far parte di una società più umana e più vera.

giovedì 19 giugno 2014

In un decennio potremo battere il tumore

 

In un decennio potremo battere il tumore

Intervista di Marco Infelise al prof. Claudio Eccher
Prof. Claudio Eccher
Prof. Claudio Eccher

Nato a Brunico, il prof. Claudio Eccher si è laureato in Medicina e Chirurgia a Padova. Specializzato in Chirurgia Generale, Chirurgia Urologica, Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, è Direttore della Divisione di Chirurgia Generale con annessa Chirurgia Toracica a Trento. È stato membro del consiglio comunale di Trento e Consigliere della Regione Trentino Alto Adige. Lo abbiamo incontrato a un convegno organizzato da anvolt sul tema “ruolo del volontariato sul territorio”.

Professore, qual è il significato della sua presenza a questo convegno dedicato al ruolo del volontariato nella società?
«La mia presenza ha uno scopo preciso. Voglio testimoniare la attenzione – mia e delle istituzioni che fino a poco fa ho rappresentato – a questo settore della società. Il Trentino è una terra prospera di volontariato e di attenzione alla gente in difficoltà, quindi dobbiamo ringraziare i volontari, in questo caso specifico chi si batte ogni giorno nella lotta contro i tumori. Che, ricordo, parte dalla prevenzione».

Questo è il messaggio che desidera lanciare oggi?
«Sì, ma non solo: per sconfiggere finalmente il cancro è necessaria una marcia in più in generale negli stili di vita. Prima cercando di prevenirlo attraverso uno comportamento quotidiano adeguato; se condo, qualora non si riuscisse in questo intento, allora cercare di scoprirlo per tempo. Oggi la grande novità è infatti la predittività di un tumore».

Vale a dire?
«Significa questo. Prevenire e studiare precocemente il tumore è una cosa molto bella. Ma predirlo, poterlo cioè prevedere attraverso la genomica e lo studio della sua mappa genetica, è qualcosa di più: è ciò che sarà in grado di farci sapere, tra non molto, se ognuno di noi è predisposto o meno per un tipo di tumore. A quel punto potranno scattare meccanismi di prevenzione e diagnosi precoce personalizzati finora impensabili, non fatti come oggi a 360 gradi. Ove si dovesse manifestare, scopriremo il cancro al suo esordio e otterremo risultati splendidi».

Che conclusioni si potranno trarre?
«Basti questo. Al giorno d’oggi sappiamo già che con queste modalità di intervento riusciamo a far sì che il tumore non sia più quella malattia devastante, sinonimo di morte, che tutti pensano sia, ma anzi sia guaribile nel 70- 80% dei casi. E questo è un messaggio molto valido. Le malattie cardiovascolari per esempio oggi causano un numero maggiore di morti rispetto al tumore. Ormai quando vediamo un tumore in fase avanzata e trascurato, questo rappresenta un fallimento della medicina. A questa situazione non dovremmo più arrivare».

Che cosa intende?
«Nella nostra civile Italia dobbiamo arrivare prima di tutto a prevenire il tumore, qualora si manifestasse a curarlo nel suo esordio e soprattutto a curarlo in modo adeguato. E non devastando il paziente. Grazie all’utilizzo della cosiddetta medicina gentile, che consiste nelle cosiddette “quattro p” della medicina: che dev’essere predittiva, preventiva, personalizzata e partecipata. Queste sono le basi attraverso le quali si deve affrontare la malattia al giorno d’oggi».

Esiste nella so cietà la consapevolezza dell’importanza di questi aspetti e quale ruolo può avere il volontariato nel rimarcarla?
«Il volontariato serve per inculcare nella gente il concetto che il tumore è curabile, non è più sinonimo di morte, che se si riesce a prevenirlo e curarlo preventivamente c’è la guarigione. L’esempio più lampante è il tumore della mammella, che scoperto tempestivamente e curato adeguatamente, guarisce nel 90% dei casi. E in modo non devastante, con una chirurgia gentile».
La situazione della lotta ai tumori e del volontariato oncologico in Trentino?
«Siamo all’avanguardia, per esempio nello screening del tumore della mammella tra i primi in Europa, anche se non bisogna cullarsi sugli allori. Certamente l’importante è che un’attività come quella dell’anvolt venga vista con l’ottica della sinergia nell’assistenza ai malati; che non ci sia la contrapposizione tra differenti realtà. Quando l’obiettivo è comune le forze devono unirsi e lavorare all’unisono, valorizzando ognuno la propria peculiarità. È un sistema di rete, attraverso il quale possiamo ottenere risultati ancora migliori».

Un messaggio che oggi desidera mandare ai lettori?
«Abbiate stili di vita adeguati, fate gli screening per una diagnosi precoce e affidatevi con fiducia alle nostre strutture sanitarie perché abbiamo degli ottimi professionisti. Qualora uno venga colpito dal tumore sa che avrà a fianco associazioni come anvolt in grado di stargli accanto sia nelle difficoltà pratiche sia nei momenti di disagio psicologico. Speriamo, tra non molto, di poter dire di aver sconfitto il tumore, il cosiddetto male del secolo. Tutto il mondo – e anche noi – si sta muovendo in questo senso».

Quando avremo il proiettile magico?
«Se posso sbilanciarmi, ci vorranno una decina di anni, viste le premesse che ci sono. La ricerca è notevolmente avanti, ma l’applicazione pratica è lenta. Quando riusciremo a trasferire le conoscenze che derivano da una ricerca all’avanguardia all’applicazione pratica, allora avremo un notevole risultato.


ospedale di trento
L’Ospedale di Trento è il principale complesso ospedaliero della Provincia Autonoma di
Trento e comprende tre strutture: S. Chiara, Villa Igea e Villa Rosa. Il presidio ospedaliero S.Chiara,
eroga prestazioni sanitarie d’urgenza, in regime di ricovero, day hospital e day surgery e prestazioni specialistiche ambulatoriali.

venerdì 16 maggio 2014

5x1000 ad Anvolt

Cinque per mille ad Anvolt

Cari amici, stiamo per entrare nel periodo dedicato alla dichiarazione dei redditi ed è lo spunto per parlare del “Cinque per Mille”. è possibile donare questa percentuale alle attività di anvolt. Sembra una cosa da poco, una semplice crocetta con firma da fare su un documento ma per noi rappresenta una risorsa vitale.
Grazie alla quale riusciamo a garantire la continuità dei servizi che eroghiamo, al tempo stesso mantenendone la qualità. Faccio un esempio concreto per farvi capire cosa rappresenti per anvolt uno strumento del genere. Nell’anno 2010-2011, attraverso il “Cinque per Mille” ci sono arrivati 220.000 euro, utilizzati per l’acquisto di due ecografi, due dermatoscopi, per l’attività di lettura dei Pap-test, la manutenzione dei macchinari a disposizione dell’associazione. E altro ancora. Il mio appello è che anche questa volta molti di voi scelgano anvolt per questo genere di donazione.

giovedì 15 maggio 2014

La lotta al tumore dell'ovaio continua

 

Terapie migliori per il tumore dell’ovaio

L’intervista di Marco Infelise
Roldano Fossati
Roldano Fossati
Roldano Fossati, 59 anni, medico di base a Paderno Dugnano (Mi), ha una specialità in statistica e da sempre ha coltivato un interesse per la ricerca clinica. Stregato dall’oncologia, settore che lui stesso definisce “estremamente interessante”, fin dagli anni Ottanta fa il ricercatore presso l’Istituto Mario Negri di Milano, occupandosi del tumore dell’ovaio. Ama suonare il pianoforte.

Di che cosa si occupa con la sua èquipe?

«Non strettamente di prevenzione, perché nel caso del tumore dell’ovaio purtroppo è molto difficile anche solo parlarne. Così come non sembra realizzabile una realistica diagnosi precoce. È un tumore aggressivo che spesso si presenta in fase avanzata. Il grosso degli sforzi, compresi i nostri, è oggi quindi concentrato sul trattamento della malattia».

In quale modo?

«Attraverso gli studi promossi all’interno del “Mario Negri”, oppure con la collaborazione internazionale con gli altri centri di oncoginecologia sparsi per tutto il mondo, che danno vita a tavoli di discussione di centinaia di ricercatori che – a cadenza semestrale – discutono su nuovi trial, e creano aggregazione per interagire in maniera meno supina con l’industria farmaceutica».

Che cosa hanno dato nel corso del tempo le vostre ricerche e qual è il tema caldo del momento?

«Siamo arrivati a nuovi farmaci, in particolare i cosiddetti antiangiogenesi, in grado di bloccare la formazione di vasi sanguigni che vanno a nutrire le cellule tumorali. Poi esistono altri farmaci biologici, come ad esempio gli inibitori iMac, che possono bloccare delle linee metaboliche che controllano la duplicazione delle cellule del cancro. Si utilizzano anche in altre forme di tumore, ma in quello dell’ovaio, essendo la malattia particolarmente aggressiva, i risultati si vedono abbastanza precocemente. È un buon campo di esercitazione».

I progetti specifici creati all’interno dell’istituto?

«Stiamo sfruttando la grande tradizione portata avanti da Maurizio D’Incalci di studio sulla trabectedina, un chemioterapico di origine marina, e stiamo attivando un grosso studio internazionale dal nome Inovatyon nel quale trattiamo le pazienti con tumore all’ovaio recidivate tra i 6 e 12 mesi dalla fine di una precedente chemioterapia. È uno studio su cui abbiamo investito molto e che ci porta sul palcoscenico internazionale ».

equipe

Con i centri di quali nazioni collaborate?

«Oltre ai centri italiani collaboriamo con la Svizzera, i paesi nordici, la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Spagna e la Gran Bretagna. È faticoso perché i meccanismi della collaborazione non sempre sono lineari, a volte si bloccano per motivi banali, ma grazie anche a Elena Copreni ed Elena Biagioli, i veri motori dei nostri progetti, andiamo avanti con soddisfazione ».

La più grande soddisfazione che le ha dato l’attività di ricerca?

«Cinque anni fa mi ero appassionato a una ricerca nella quale avevamo valutato l’utilità o meno della linfoadenectomia nel tumore dell’ovaio. La linfoadenectomia è un momento chirurgico che impegna circa un’ora e mezza in più rispetto all’intervento classico per questo tipo di tumore, ha una sua morbilità e ci si è sempre chiesti se fosse utile. Da un nostro studio randomizzato veniva fuori che questa pratica, pur suggestiva perché permetteva di controllare ancora meglio il tumore e togliere delle possibili metastasi, non portava vantaggi reali alle pazienti ma le caricava anzi di ulteriori morbilità. Anche se in un certo senso dall’esito negativo, lo studio si traduceva in un risparmio di aggressività nei confronti delle pazienti».

Quali sono le componenti per fare bene il ricercatore?

«È necessario avere passione per combattere ogni giorno contro i problemi più vari, da quelli burocratici alla mancanza di fondi fino alla competizione con studi molto più ricchi economicamente. La motivazione è fondamentale sia al nostro interno sia nei confronti dei clinici. Solo così arriva l’amore verso i dati – per noi fondamentali – e di conseguenza la capacità di trattarli correttamente dal punto di vista metodologico».

Quante persone coinvolge ogni ricerca?

«Quattro o cinque persone su ogni clinical trial e considerate che lavoriamo con un centinaio di centri».

Un messaggio di speranza nella lotta al tumore dell’ovaio?

«Negli anni si è visto un miglioramento costante nella sopravvivenza media di questo genere di pazienti. Se non si può garantire la guarigione, ormai si possono infatti garantire terapie efficaci. Ci auguriamo che ogni paziente possa entrare in uno studio clinico e, in attesa del nuovo Einstein della medicina, è necessario pubblicare anche gli studi negativi che comunque insegnano qualcosa».

Non esistono in definitiva consigli utili per evitarlo?

«Pochi, è uno strano tumore che sfugge alle regole nonostante lo screening. È un tumore infido, asintomatico soprattutto nella prima fase, a differenza di quello della mammella dove si fa oggi addirittura una sovra diagnosi. Per fortuna è considerato un tumore abbastanza raro».

Il suo obiettivo professionale?

«Poter continuare a compiere questi studi se possibile con un sostegno indipendente e fondi nazionali non legati all’industria farmaceutica. È il miraggio di chi fa il nostro lavoro».

Terapie migliori per il tumore dell’ovaio articolo di Marco Infelise

PS: Il “Mario Negri” di Milano è tradizionalmente uno dei poli di ricerca italiani più rinomati