venerdì 16 maggio 2014

5x1000 ad Anvolt

Cinque per mille ad Anvolt

Cari amici, stiamo per entrare nel periodo dedicato alla dichiarazione dei redditi ed è lo spunto per parlare del “Cinque per Mille”. è possibile donare questa percentuale alle attività di anvolt. Sembra una cosa da poco, una semplice crocetta con firma da fare su un documento ma per noi rappresenta una risorsa vitale.
Grazie alla quale riusciamo a garantire la continuità dei servizi che eroghiamo, al tempo stesso mantenendone la qualità. Faccio un esempio concreto per farvi capire cosa rappresenti per anvolt uno strumento del genere. Nell’anno 2010-2011, attraverso il “Cinque per Mille” ci sono arrivati 220.000 euro, utilizzati per l’acquisto di due ecografi, due dermatoscopi, per l’attività di lettura dei Pap-test, la manutenzione dei macchinari a disposizione dell’associazione. E altro ancora. Il mio appello è che anche questa volta molti di voi scelgano anvolt per questo genere di donazione.

giovedì 15 maggio 2014

La lotta al tumore dell'ovaio continua

 

Terapie migliori per il tumore dell’ovaio

L’intervista di Marco Infelise
Roldano Fossati
Roldano Fossati
Roldano Fossati, 59 anni, medico di base a Paderno Dugnano (Mi), ha una specialità in statistica e da sempre ha coltivato un interesse per la ricerca clinica. Stregato dall’oncologia, settore che lui stesso definisce “estremamente interessante”, fin dagli anni Ottanta fa il ricercatore presso l’Istituto Mario Negri di Milano, occupandosi del tumore dell’ovaio. Ama suonare il pianoforte.

Di che cosa si occupa con la sua èquipe?

«Non strettamente di prevenzione, perché nel caso del tumore dell’ovaio purtroppo è molto difficile anche solo parlarne. Così come non sembra realizzabile una realistica diagnosi precoce. È un tumore aggressivo che spesso si presenta in fase avanzata. Il grosso degli sforzi, compresi i nostri, è oggi quindi concentrato sul trattamento della malattia».

In quale modo?

«Attraverso gli studi promossi all’interno del “Mario Negri”, oppure con la collaborazione internazionale con gli altri centri di oncoginecologia sparsi per tutto il mondo, che danno vita a tavoli di discussione di centinaia di ricercatori che – a cadenza semestrale – discutono su nuovi trial, e creano aggregazione per interagire in maniera meno supina con l’industria farmaceutica».

Che cosa hanno dato nel corso del tempo le vostre ricerche e qual è il tema caldo del momento?

«Siamo arrivati a nuovi farmaci, in particolare i cosiddetti antiangiogenesi, in grado di bloccare la formazione di vasi sanguigni che vanno a nutrire le cellule tumorali. Poi esistono altri farmaci biologici, come ad esempio gli inibitori iMac, che possono bloccare delle linee metaboliche che controllano la duplicazione delle cellule del cancro. Si utilizzano anche in altre forme di tumore, ma in quello dell’ovaio, essendo la malattia particolarmente aggressiva, i risultati si vedono abbastanza precocemente. È un buon campo di esercitazione».

I progetti specifici creati all’interno dell’istituto?

«Stiamo sfruttando la grande tradizione portata avanti da Maurizio D’Incalci di studio sulla trabectedina, un chemioterapico di origine marina, e stiamo attivando un grosso studio internazionale dal nome Inovatyon nel quale trattiamo le pazienti con tumore all’ovaio recidivate tra i 6 e 12 mesi dalla fine di una precedente chemioterapia. È uno studio su cui abbiamo investito molto e che ci porta sul palcoscenico internazionale ».

equipe

Con i centri di quali nazioni collaborate?

«Oltre ai centri italiani collaboriamo con la Svizzera, i paesi nordici, la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Spagna e la Gran Bretagna. È faticoso perché i meccanismi della collaborazione non sempre sono lineari, a volte si bloccano per motivi banali, ma grazie anche a Elena Copreni ed Elena Biagioli, i veri motori dei nostri progetti, andiamo avanti con soddisfazione ».

La più grande soddisfazione che le ha dato l’attività di ricerca?

«Cinque anni fa mi ero appassionato a una ricerca nella quale avevamo valutato l’utilità o meno della linfoadenectomia nel tumore dell’ovaio. La linfoadenectomia è un momento chirurgico che impegna circa un’ora e mezza in più rispetto all’intervento classico per questo tipo di tumore, ha una sua morbilità e ci si è sempre chiesti se fosse utile. Da un nostro studio randomizzato veniva fuori che questa pratica, pur suggestiva perché permetteva di controllare ancora meglio il tumore e togliere delle possibili metastasi, non portava vantaggi reali alle pazienti ma le caricava anzi di ulteriori morbilità. Anche se in un certo senso dall’esito negativo, lo studio si traduceva in un risparmio di aggressività nei confronti delle pazienti».

Quali sono le componenti per fare bene il ricercatore?

«È necessario avere passione per combattere ogni giorno contro i problemi più vari, da quelli burocratici alla mancanza di fondi fino alla competizione con studi molto più ricchi economicamente. La motivazione è fondamentale sia al nostro interno sia nei confronti dei clinici. Solo così arriva l’amore verso i dati – per noi fondamentali – e di conseguenza la capacità di trattarli correttamente dal punto di vista metodologico».

Quante persone coinvolge ogni ricerca?

«Quattro o cinque persone su ogni clinical trial e considerate che lavoriamo con un centinaio di centri».

Un messaggio di speranza nella lotta al tumore dell’ovaio?

«Negli anni si è visto un miglioramento costante nella sopravvivenza media di questo genere di pazienti. Se non si può garantire la guarigione, ormai si possono infatti garantire terapie efficaci. Ci auguriamo che ogni paziente possa entrare in uno studio clinico e, in attesa del nuovo Einstein della medicina, è necessario pubblicare anche gli studi negativi che comunque insegnano qualcosa».

Non esistono in definitiva consigli utili per evitarlo?

«Pochi, è uno strano tumore che sfugge alle regole nonostante lo screening. È un tumore infido, asintomatico soprattutto nella prima fase, a differenza di quello della mammella dove si fa oggi addirittura una sovra diagnosi. Per fortuna è considerato un tumore abbastanza raro».

Il suo obiettivo professionale?

«Poter continuare a compiere questi studi se possibile con un sostegno indipendente e fondi nazionali non legati all’industria farmaceutica. È il miraggio di chi fa il nostro lavoro».

Terapie migliori per il tumore dell’ovaio articolo di Marco Infelise

PS: Il “Mario Negri” di Milano è tradizionalmente uno dei poli di ricerca italiani più rinomati

lunedì 12 maggio 2014

Testimonianze di volontariato

Volontariato per dimenticare due ictus

Alessandro Magni, 69 anni, di Milano, pensionato da 11 e volontario anvolt da 2 e mezzo.

Alessandro Magni, 69 anni, di Milano, pensionato da 11 e volontario anvolt
da 2 e mezzo.

Come mai nell’anvolt?

«Mi hanno chiamato a casa per chiedere un contributo e dopo avermi spiegato di cosa si occupa l’associazione, ho risposto: “Non vi darò solamente il mio piccolo aiuto, ma per quello che fate mi offro interamente”. Abbiamo parlato, poi ho cominciato a collaborare insieme a un altro volontario, adesso faccio tutto da solo».

Da quello che ho capito lei era già pronto per fare volontariato.

«Si può dire così. Ho avuto due ictus uno dopo l’altro, per fortuna erano leggeri, ma dopo mi sono sentito un po’ asociale, depresso e isolato. Allora mia moglie e i miei figli mi hanno detto: ma papà, perché non fai un po’ di volontariato per distrarti? Ho parlato con il mio cardiologo, lui era d’accordo e non molto tempo dopo ho ricevuto dall’anvolt questa telefonata “salvezza».

Il volontariato ha aiutato anche lei?

«Sì, perché grazie a questo impegno sono uscito fuori dal mio problema, ho dimenticato gli ictus, ho avuto una ripresa fisica straordinaria e il mio cardiologo mi ha fatto i complimenti».

Ma alla sua età non è meglio godersi la pensione?

«Io ho fatto per tutta la vita il negoziante, mi sono pensionato a 58 anni, ma in questo momento mi sento più giovane di allora, più rilassato, con tanti amici nuovi».

venerdì 9 maggio 2014

La forza ed il sorriso : Elisabetta Galante

Un progetto valido e bellissimo

Elisabetta Galante, counselor, collabora fin dall’ inizio con anvolt Trento per il progetto “La forza e il sorriso”.
Elisabetta Galante


Portiamo avanti “La forza e il sorriso” una mattina al mese, ma aumenteremo il numero delle giornate perché c’è già una lista d’attesa piuttosto lunga. Me ne occupo io insieme a una consulente di bellezza, anche se rispetto al suo il mio è un ruolo secondario, perché mi pongo in una posizione di ascolto e, se qualche donna dovesse avere qualche richiesta particolare o problema, intervengo per tranquillizzarla o parlarne. Ritengo questo un progetto valido, perché si crea immediatamente un clima informale molto bello tanto che alcune delle signore arrivano a togliersi la parrucca spontaneamente.
Si trascorre una mattina diversa, spensierata, con l’obiettivo semplice ma fondamentale di prendersi cura di sé. Le utenti si guardano allo specchio in un modo particolare, si prendono cura della propria pelle. Io già collaboravo con l’anvolt da diversi anni occupandomi del sostegno psicologico ai malati e alle loro famiglie e devo dire che aver aggiunto questo servizio mi riempie di orgoglio. L’attività dell’associazione in città è fondamentale sia nel campo della prevenzione sia in quello del supporto psicologico.

mercoledì 7 maggio 2014

"La forza ed il sorriso": Ivana Ciacco

Ivana Ciacco 

 consulente per il progetto ‘La forza e il sorriso

Ivana Ciacco, trentina, è la consulente di bellezza del progetto “La forza e il sorriso” a Trento

Ivana_Ciacco
«Sono stata contattata dall’anvolt di Trento per questo progetto e mi sono data subito disponibile in maniera volontaria. Da novembre effettuiamo incontri in via Prepositura davvero molto positivi, e le signore che vengono si dimostrano sempre soddisfatte. Si prendono cura di sé, anche se all’inizio sono timorose ma poi si sciolgono e si fanno aiutare. Diamo loro consigli di make-up, su come pulire il viso con il latte detergente o su come ricostruire con la matita le ciglia rovinate dalla chemio.
Sono piccoli accorgimenti a livello estetico, ma davvero di grande importanza per il morale di ognuna di loro. Vanno via di qui molto cariche, fanno un sacco di domande e capita che non abbiano voglia di andarsene. Ci sono anche momenti difficili, è importante la presenza della counselor per garantire la serenità in caso di qualche attimo di sconforto e anche io faccio del mio meglio perché chi viene da noi sia più a suo agio possibile.
Questa è un’esperienza che mi sta arricchendo tanto, mi ha reso consapevole che nessuno è immune dalla malattia e della necessità di vivere al meglio ogni momento, compresa quest’esperienza, gustandomi ogni secondo della vita il più possibile. Si può dire sia un’esperienza che mi ha cambiato l’esistenza così come per le nostre utenti, che chiedono sempre di tornare».

lunedì 5 maggio 2014

La forza ed il sorriso

La forza ed il sorriso


Elisa ZeniUtili consigli e accorgimenti pratici per fronteggiare gli effetti secondari delle terapie anticancro, indicazioni per riconquistare senso di benessere e autostima senza rinunciare alla propria femminilità, avere cura della pelle e affrontare il problema della caduta dei capelli. Il tutto in un’atmosfera rilassata e informale. Questo – e non solo – è il progetto “La forza e il sorriso”, da qualche mese realizzato presso la delegazione anvolt di Trento che, così come altri enti aderenti in tutta Italia, ha deciso di offrire alle pazienti oncologiche un aiuto nella cura di sé.


Ivana Ciacco
Per ricordare loro che quella con la malattia è una battaglia da combattere con tutte le proprie forze, e che la guerra non è persa in partenza. L’iniziativa, patrocinata dall’Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche, si ispira all’esperienza internazionale del programma “Look Good. Feel Better”, nato negli Stati Uniti nel 1989 e diffuso in 26 paesi, tra i quali, appunto, l’Italia dal 2006.

L’INIZIO

Inserire un nuovo servizio nell’attività di una delegazione consolidata può essere rischioso ma a Trento hanno subito pensato di avere in mano una carta giusta. Circa un anno fa, sono venuti quasi per caso a conoscenza di questo progetto e, dopo averne valutato le caratteristiche, hanno pensato immediatamente potesse diventare una cosa utile per l’associazione. Detto e fatto. Ottenuto l’ok dalla direzione di anvolt, si sono messi in contatto con i responsabili italiani dell’iniziativa nata negli Stati Uniti e in pochi mesi la hanno resa possibile per le donne della loro città. Che, a quanto pare, sono ben contente della nuova offerta della loro delegazione, per la quale anvolt non chiede nulla in cambio se non un contributo libero.

IN CHE COSA CONSISTE

«Il programma consiste» ci spiega Elisa Zeni, vice responsabile anvolt di Trento «nella realizzazione di laboratori di bellezza gratuiti destinati a offrire alle donne in cura la presenza di una estetista che le trucchi e dia loro consigli di make up, concedendosi una pausa per la cura del proprio corpo nella quale il pensiero della malattia è lontano». Le partecipanti, in circa due ore e mezza trascorse in una stanza allestita appositamente presso la sede anvolt di via Prepositura 32, vengono guidate a prendersi cura della propria pelle, a scegliere e applicare il trucco adeguato alle loro caratteristiche e a valorizzare il proprio aspetto grazie ai consigli di una esperta consulente di bellezza (volontaria). Accanto a loro è anche garantita la presenza di una counselor per offrire un eventuale supporto psicologico e sostegno alle donne in cura.

L’OBIETTIVO

Lo scopo è quello nobile di far trascorrere del tempo alle pazienti tenendole lontane dai pensieri negativi e aiutarle per quando saranno a casa dando loro indicazioni utili da poter utilizzare in prima persona. «L’esperienza di questi anni» continua Elisa Zeni «e l’ottima risposta ricevuta ora dal progetto confermano come l’attenzione alla paziente anche per i cosiddetti effetti secondari delle terapie oncologiche sia oggi un passo fondamentale verso un recupero non solo fisico ma anche psicologico » . Ecco dunque che l’obiettivo di questi laboratori è, in definitiva, proprio riaccendere il sorriso sui visi di queste donne spesso sole, donando loro una vera e propria marcia in più per riacq u i s t a r e benessere e autostima.

RISULTATI

«Fin dalla conferenza stampa nella quale abbiamo presentato il progetto» dice adesso con orgoglio la responsabile anvolt «ho capito che sarebbe stata un successo». Non solo – ci racconta – per la presenza di molti giornalisti, o per quella di personalità di livello come Luigi Tomio, Direttore reparto radioterapia oncologica – Ospedale Santa Chiara di Trento, Maria Giovanna Santangelo, Direttore Sanitario – Ospedale San Camillo di Trento, o Mariachiara Franzoia, Assessore Politiche sociali e pari opportunità Comune di Trento. «Ma soprattutto per il pubblico presente nella Sala Rosa del palazzo della Regione Trentino» conclude «donne, ma prima di ogni altra cosa pazienti, alle quali si illuminavano gli occhi al solo sentire parlare di questa possibilità. Molte, è vero, la prima volta sono diffidenti. Ma escono dalla nostra delegazione sempre soddisfatte anche grazie alla bravura della nostra estetista e alla rassicurante presenza di una counselor».

I NUMERI

Con un totale di oltre 7.000 partecipanti coinvolte e un attivo di più di 1.500 laboratori di bellezza realizzati, “La forza e il sorriso” vede allargarsi il numero delle partecipanti che si avvicinano al progetto e strutture che ne appoggiano l’iniziativa. Ad anvolt Trento il servizio è attivo da 6 mesi e ha già visto un centinaio di donne entrare nella sede dell’associzione dubbiose e uscirne rinfrancate e con una maggiore stima di sé. Dal canto loro, anche le aziende cosmetiche credono in questo progetto e confermano l’impegno di quell’industria nel mostrare la funzione sociale della bellezza. Al momento sono 19 le aziende che supportano “La forza e il sorriso” con ben 25 marchi.

venerdì 2 maggio 2014

Una testimonianza: Brigitta Boccoli

La testimonianza di Brigitta Boccoli

Brigitta Boccoli, soubrette e attrice.

Brigitta Boccoli
«Nella vita la passione per ciò che fai è davvero importante, rappresenta ciò che ti guida e così è stato per me nel corso della mia, ormai lunga, carriera. L’aspetto che mi affascina particolarmente del mondo del volontariato è proprio la passione che guida le azioni delle persone che ne fanno parte, che hanno tutta la mia stima e dedicano il proprio tempo a chi è in difficoltà. Non è facile decidere di dare un po’ di se stessi a gli altri, soprattutto in un periodo di egoismo imperante come questo. I malati di cancro, per esempio, hanno bisogno di questo dono. Dal canto mio appena riesco, dedico alla beneficenza tutte le attenzioni che si merita».